Per prevenire nuovi casi di risparmi azzerati la parola d’ordine è educazione finanziaria. Si chiama “Il buio oltre il risparmio”, il documentario di Fabrizio Rizzi tratto dal libro “I diseredati” che racconta la storia di tanti piccoli risparmiatori italiani traditi, a partire dal piano di salvataggio delle banche popolari sino ad arrivare a Mps e dl fallimento delle due banche venete.
Il documentario è stato proiettato al Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Parma in un veneto organizzato da Confconsumatori. E’ il professore Augusto Schianchi che pone l’accento sulla necessitò di una maggior educazione finanziaria.
I risparmiatori vivono un mondo del tutto nuovo, mai visto prima. La lezione tragica della crisi bancaria, unita ai tassi di interesse, ormai prossimi allo zero, ci dicono che ci addentriamo in un futuro in cui il risparmiatore potrà attendersi poco o nulla dai propri risparmi, data la scarsa remunerazione degli interessi. Il rischio aumenta di intensità. Per questo è fondamentale diffondere, insieme alle associazioni dei consumatori, questa nuova percezione del rischio e la necessità di adottare comportamenti diversi. Anche per gli intermediari finanziari dovrebbe essere obbligo rispettare un codice etico.
Anche Mara Colla, presidente di Confconsumatori si è inserita nel dibattito proprio sul tema dell’educazione finanziaria.
Il consumatore medio non conosce neppure le basi degli strumenti finanziari le persone da sempre si fidano e si affidano alla banca, ma oggi quella fiducia è in crisi. Quello dei risparmi delle famiglie in fumo è un reato che non possiamo tollerare e che mina la base dell’economia del Paese. Occorre agire sia punendo i responsabili di comportamenti sbagliati (dal singolo funzionario al CdA), sia modificando i controlli di Banca d’Italia e Consob che, come abbiamo visto, sono tardivi. Fare di più è possibile ma occorre l’intervento della politica e delle Istituzioni per dare una svolta.Le associazioni dei consumatori con più lunga esperienza come la nostra avrebbero potuto contribuire in modo decisivo, portando l’esperienza delle oltre 30 mila conciliazioni fatte all’epoca del caso Parmalat. Ma non siamo stati ancora ascoltati: si è persa un’occasione.