A causa dei tassi di interesse ai minimi storici, l’Italia, così come la Francia, sta buttando via una delle sue maggiori risorse: il risparmio. La stessa Bce nel suo ultimo bollettino ha segnalato che i cittadini del nostro paese sono quelli più penalizzati di tutta l’area euro dalle politiche straordinarie ultra accomodanti varate da Mario Draghi e soci per rilanciare la ripresa e rinfocolare l’inflazione zero.
Malgrado il guadagno irrisorio, gli italiani continuano comunque imperterriti a tenere parcheggiati i soldi in banca, piuttosto che reinvestirli o consumare. È uno dei cavilli del governo Renzi. Non sopporta che i cittadini italiani risparmino e che investino “male” i loro soldi. Senza tenere conto del fatto che i risparmi di questo tipo non sono del tutto improduttivi e non sono esclusi dal ciclo economico, in quanto le banche poi possono riutilizzare quel capitale per generare credito.
Per paura di una crisi e per l’incertezza sul loro futuro professionale, molti italiani fino a fine 2014 hanno preferito risparmiare e continuano a farlo anche in un contesto di tassi zero. Ora che quei soldi non generano alcuna reddita, come effetto distorto provocato da un mix di fattori tra cui le politiche ultra accomodanti della Bce, gli italiani preferiscono mettere denaro da parte piuttosto che consumare.
I cittadini della terza economia d’Eurozona preferiscono rimandare le spese perché si aspettano un calo ulteriore dei prezzi e perché non sono sicuri del loro posto di lavoro. È quanto accade tipicamente in uno scenario di deflazione. Quando i cittadini hanno paura di nuova fase di recessione può capitare, come in Francia, che nel 2015 i risparmi si attestino a ben 14,2 miliardi di euro.
La soluzione di Renzi? Tassare risparmio previdenziale
La soluzione discutubile del governo Renzi per contrastare il fenomeno e alimentare le spese è stata quella di tassare i cittadini. Per farlo, come ricorda Mario Seminerio sul suo blog Phastidio l’esecutivo di centro sinistra ha deciso di imporre una “tassa del 26% più la patrimoniale del 2 per mille, utilizzando il concetto della lotta alla rendita finanziaria pura, ed è arrivato ad addentare anche il risparmio previdenziale, che come noto è una forma disgustosa di speculazione, quindi massimamente antisociale, e come tale da perseguire inesorabilmente col randello fiscale, come le slot machines”.
“Lo abbiamo già segnalato: consumate o vi tasseremo. Con l’eccezione dei titoli di stato, s’intende, che come noto non sono ricchezza né un modo per “nascondere i soldi in banca”.
Ma nei paesi con un deficit delle finanze pubbliche importante che proviene da tutto fuorché gli investimenti, a prescindere dalla mala gestione e scarsa produttività delle amministrazioni pubbliche o dalla eccessiva generosità delle prestazioni sociali, questo buco di bilancio è finanziato dall’emissione di titoli da parte del Tesoro. Si tratta di un risparmio senza un investimento vero e proprio.
I deficit pubblici dovrebbero invece avere lo scopo di rilanciare i consumi e quindi l’attività economica, il lavoro e gli investimenti. Può funzionare una volta, forse due, ma dopo quando al ventesimo piano di rilancio dei consumi il deficit e i tassi di interessi mantenuti artificialmente a zero, l’impatto negativo è maggiore di quello positivo.
Sta svanendo l’effetto ricchezza che accompagna un risparmio redditizio nel tempo, che al contempo favorisce l’attività creditizia e incita ottimismo nell’avvenire spingendo i cittadini a mettere mano al portafoglio.
Il risparmio senza investimento genera in effetti un fenomeno economico che rischia di aumentare i beni mobili e immobili, nonché dei titoli azionari, senza invece influenzare positivamente l’andamento degli investimenti produttivi e dei consumi. Ma da questo concetto a dire che i risparmi sono come soldi “nascosti in banca” ce ne passa.
Renzi suggerisce agli italiani di risparmiare meno e di consumare di più, ma anche e sopratutto di investire e farlo bene. Per aiutarli il governo ha bizzarramente deciso di tassare anche il risparmio previdenziale. Al minuto 19 il premier dice che, per paura, “tra il 2012 ed il 2014 gli italiani hanno nascosto i soldi in banca”. Come se quei soldi rimanessero ivi congelati per l’eternità.