Roma – “Il ritardo nello sviluppo della banda larga costa all’Italia tra l’1 e l’1,5% del Pil”. Questa la cifra fornita dal presidente dell’Autorità di garanzia nelle comunicazioni, Corrado Calabrò, nel suo bilancio di fine mandato.”Senza infrastrutture a banda ultra larga i sistemi economici avanzati finiscono su binari morti”, ha detto Calabrò.
Nonostante il ritardo infrastrutturale, vola l’uso della rete in Italia, cambiando radicalmente le abitudini dei cittadini. In sette anni in Italia gli utenti internet sono cresciuti da 2 a 27 milioni. Dalla relazione di Calabrò emerge anche il primato dell’Italia a livello europeo per numero di telefonini.
“In un settennio internet ha cambiato la faccia e la mentalità del mondo dei media: ha dematerializzato servizi e prodotti e ha cambiato la fruizione stessa dello spazio e del tempo. Ma ha anche allargato l’area dei lettori dei libri e dei giornali”. Tra il 2009 e il 2011 è aumentato del 50% il numero degli utenti dei quotidiani su siti web.
L’Italia, inoltre, è il Paese col maggior numero, in Europa, di telefoni cellulari e con la maggiore diffusione di apparecchi idonei a ricevere e trasmettere dati in mobilità (smartphone, ipad, chiavette Usb). Una diffusione del 48% contro una media Ue-27 del 39%.
“Il peso del settore delle telecomunicazioni sul Pil è oggi del 2,7%; il mobile vale ormai stabilmente più del fisso”, ha rilevato il presidente che ha messo in evidenza anche come nel corso del settennio “si è duplicato il numero di linee in postazione fissa che forniscono connessioni a banda larga a famiglie e imprese; sedici volte superiore è il numero di utenti che accedono a internet in mobilità”.
“Dagli inizi del secolo al 2006, in anni di stagnazione dell’economia italiana – ha aggiunto – il settore delle telecomunicazioni ha continuato a svilupparsi a un tasso superiore al 6% annuo; ha sostanzialmente tenuto, in rapporto agli altri settori, anche in quest’ultimo triennium horribile”.