ROMA (WSI) – Forse è arrivato il momento che le autorità di politica monetaria pensino a qualcosa fuori dagli schemi, se vogliono mantenere la propria credibilità. Lo sostiene il chief economist di Schroders nella sua preview della riunione della Bce di giovedì, market mover dell’anno per i mercati finanziari. Di tutte le previsioni sulle misure che verranno annunciate durante la conferenza stampa di domani, la più interessante è per ora quella che porta la firma di Keith Wade, secondo cui serviranno manovre di espansione monetaria non solo straordinarie, ma anche originali perché Supermario rimetta in sesto la reputazione compromessa dal pressoché nulla di fatto della riunione di dicembre.
Secondo gli analisti di Schroders il consenso degli economisti contempla l’introduzione di un sistema a più livelli per le riserve delle banche commerciali (analogamente al Giappone ed alla Svizzera) che consenta di spingere il tasso sui depositi ancora al ribasso limitando l’impatto negativo per il conto economico del settore bancario, un allungamento della durata del quantitative easing ed l’incremento di almeno 10 miliardi di euro al mese del flusso di acquisti a 70 miliardi al mese ed un rilassamento delle condizioni dei TLTRO e dei vincoli agli acquisti di titoli sul mercato.
Sono tre i fattori ad aver delineato un quadro favorevole a potenziali ulteriori allentamenti di politica monetaria:
- bassi prezzi del petrolio;
- timori per la crescita globale;
- deterioramento delle aspettative sull’inflazione basate sull’andamento del mercato.
Risposte di politica monetaria simili a quelle già date in passato, cioè tagli dei tassi o un’espansione del QE, “potrebbero non produrre nel medio periodo risultati significativamente diversi da quelli osservati finora, con crescita e inflazione basse, in un contesto di espansione economica globale debole. Sono queste considerazioni forse a spingere il mercato a chiedersi quali siano le politiche veramente efficaci che le Banche Centrali possono ancora porre in essere”.
“Ammettere la sconfitta di fronte alla persistente debolezza dell’inflazione comporterebbe una revisione al ribasso a livello globale dei target sui prezzi al consumo, qualcosa di completamento nuovo. In particolare, il presidente della Bce, Mario Draghi, è stato risoluto nel sottolineare di non essere disposto ad ‘arrendersi’ alla bassa inflazione. Per almeno tutto lo scorso decennio, il credo generale dei mercati è stato che, al di la’ della situazione, le Banche Centrali avrebbero aiutato a limitare le perdite negli asset rischiosi, tagliando i tassi di interesse o introducendo il QE (idea conosciuta anche come ‘opzione put’)”.
Questa scuola di pensiero e’ stata messa in discussione nelle ultime settimane, in quanto “le ulteriori azioni di politica monetaria possibili a disposizione degli istituti centrali appaiono limitate, perlomeno se confrontate a quelle disponibili in passato”.
Politica monetaria molto accomodante
La politica monetaria è stata mantenuta molto accomodante. Ciononostante, secondo Schroders, “è difficile vedere segnali di forte crescita e inflazione. Il problema dell’inflazione è che più a lungo resta bassa, più si consolidano le basse aspettative di lungo periodo sull’andamento della stessa”. Insomma, come avviene in un contesto di deflazione, la gente preferisce rimandare a un domani gli acquisti e le spese di beni di non prima necessità, perché si aspetta un calo ulteriore dei prezzi.
“Questo non è solo un problema europeo, visto che le attese sull’inflazione media a 6-10 anni stanno calando in tutti i mercati principali. Anche le aspettative dei consumatori sull’indice dei prezzi al consumo si sono deteriorate negli ultimi anni. Le attese di medio-lungo periodo sull’inflazione hanno seguito un trend ribassista dal 2011 e i livelli attuali sono prossimi ai minimi storici (nonostante si mantengano ancora ben al di sopra del target di inflazione al 2%)”.
Con l’inflazione, o l’assenza di essa, il meeting della Bce e le parole del presidente Draghi “saranno inevitabilmente un argomento chiave per gli investitori. Il mercato ha già soprannominato il presidente della Bce ‘Super Mario‘ dopo l’annuncio a sorpresa del programma di acquisto asset (QE) a gennaio 2015″.
Un anno dopo ha però deluso i mercati con manovre meno tenaci del previsto e nessun nuovo congegno. “Giovedì – dice l’analista – scopriremo se il soprannome sarà ancora meritato, dopo la delusione del meeting di dicembre”.