Società

Rivolta e referendum contro l’euro. La Grecia, lasciamola fallire

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news
Luca Ciarrocca e’ il direttore di Wall Street Italia

Crescono in tutta Europa i malumori delle popolazioni per l’enorme e inutile sforzo consistente nel salvataggio di stati gia’ falliti, come la Grecia. Non va assolutamente piu’ bene che decisioni di questa portata siano prese a porte chiuse da elite irresponsabili. Una discussione aperta e pubblica nei rispettivi Parlamenti e’ urgente, ancor meglio sarebbe un referendum. Wall Street Italia e’ in prima linea, nel nostro paese, per denunciare le violazioni compiute in nome dell’euro. Chiediamo un ampio dibattito sulla viabilita’ della moneta unica nonche’ sulla sostenibilita’ di questa Europa, alla luce dello sperpero di centinaia di miliardi che potrebbero essere utilizzati in modo migliore per ridar fiato alle economie e per preparare un buon futuro ai giovani che al momento, a milioni, non ce l’hanno.

Cercando di guardare con oggettivita’ alla situazione, con un occhio allenato al “sentiment” del mercato finanziario globale, non viene alla mente migliore espressione che “accanimento terapeutico”. La Grecia infatti e’ gia’ in bancarotta, e’ un “paese zombie”, e’ uno stato fallito come l’Afghanistan o l’Iraq. Eppure, si vuole mantenere Atene nell’euro e nella UE ad ogni costo, contro il volere della gente (appena 11 milioni di greci di cui la meta’ dipendenti pubblici e l’altra meta’ evasori fiscali) che non hanno alcuna voglia, ne’ sono capaci psicologicamente di passare i prossimi 20 anni in un clima da “lacrime e sangue”, ma vero, quotidiano, senza scappatoie.

La burocrazia europea sta giocando quindi su una mera finzione che nessuno vuole oggi infrangere (finzione peraltro costosissima visto che vale centinaia di miliardi) il tutto soltanto perche’ non c’e’ altra opzione se non la vittoria, il salvataggio finanziario, l’unita’ europea, il mantenimento di questo castello di carte che ormai traballa a ogni soffio di vento. Ma perche’? E dove sta scritto che 27 paesi europei una volta entrati nella UE poi non possono mai piu’ uscire? Che razza di club e’, se non puo’ espellere i soci indegni o che violano i regolamenti? E’ venuta l’ora di cominciare a dibattere la questione con maggiore liberta’ e una piu’ amplia flessibilita’, altrimenti i cliche’ secondo cui le elite di potere, le Bilderberg, le massonerie, i cartelli bancari con diramazioni nelle banche centrali – cioe’ tutti i luoghi comuni dei cospirazionisti – verranno non solo rilanciati ma rafforzati e diventeranno l’unica interpretazione possibile; e perfino il benzinaio sotto casa sapra’ che cosa e’ veramente questa Europa in cui siamo costretti a vivere.

Per questo la Grecia non deve piu’ stare nell’euro. Che se ne prenda atto e che se ne vada. Atene non deve essere salvata, e’ nettamente preferibile una soluzione in stile Argentina, un clamoroso crack, un vero default, il piu’ grande del millennio. Pur con tutti i terribili danni collaterali che ne seguiranno, per la Grecia e per gli altri paesi, un default sara’ piu’ salutare e nel medio termine ridara’ forza alle economia greca e mondiale. Sara’ un evento “morale” rispetto a questo indecente andazzo del debito che alimenta altro debito basandosi su “droga” e carta straccia e non su una crescita sana.

Apparira’ terribile e avra’ effetti di breve molto pesanti, ma poi – in tempi molto piu’ rapidi di quanto si possa pensare – una volta digerito lo sgradevole concetto che gli stati possono ancora fallire, si potra’ ricominciare da capo, a testa alta, con una nuova Europa, divisa in due, di serie A e di serie B, senza ulteriori, costose e pusillanimi finzioni imposte da Bruxelles e Lussemurgo. Non devono essere i banchieri a decidere le sorti delle popolazioni locali manovrando a piacimento il bilancino della fame, della sete e delle tasse da pagare: i banchieri e i politici sono al servizio di noi cittadini. Facciamoci sentire.