Il marchio del Cavallino Rampante guarda al futuro con le nuove collezioni di prêt-à-porter, omaggio alla velocità e alla tecnologia
A cura di Margherita Calabi
All’estero si dice che l’Italia è la patria delle quattro F: Food, Furniture, Fashion e Ferrari. Il marchio del Cavallino Rampante è proiettato nel futuro. A parlarne oggi a Wall Street Italia è Rocco Iannone, direttore creativo delle collezioni di prêt-à-porter.
Rocco Iannone, direttore creativo delle collezioni di prêt-à-porter del marchio Ferrari
Ferrari: marchio unico, pieno di storia e di vittorie. Il suo mito è diventato negli anni emblema di italianità̀, design e ricerca tecnologica. Cosa rappresenta per lei?
“È la massima espressione di cosa significhi essere italiani. All’estero si dice che l’Italia è la patria delle 4 F: Food, Furniture, Fashion e Ferrari. Ferrari è una storia, fatta da uomini e donne, è un’azienda proiettata nel futuro con lo scopo di raccontare il presente, l’oggi”.
Come si traduce il DNA Ferrari in una collezione di prêt-à-porter?
“Prima di tutto, bisogna capire come Ferrari abbia raggiunto in 75 anni di storia questa posizione nell’immaginario collettivo. Ferrari è stata la musa ispiratrice di opere d’arte contemporanea, cinema e musica. Tutto questo si traduce in un modo di vivere, in un modo di approcciarsi al lusso e alla bellezza. Sono tutti elementi che ho cercato di riunire in un progetto moda che si relaziona all’essere umano e che lo racconta con una visione contemporanea”.
Nella collezione autunno-inverno 2022 racconta la velocità, un concetto riconoscibile ma immateriale. Come ci è riuscito?
“Ho cercato di farlo in due modi: il primo, quello puramente tecnico, attraverso i miei capi; il secondo, con uno show dal forte impatto emozionale. La collezione presenta una serie di grafiche e di stampe che nascono da una rielaborazione dei tracciati dei test che facciamo sui nostri veicoli. I test della velocità e i termo-scanner, ad esempio, hanno come risultato visivo dei grafici che ho cercato di reinterpretare all’interno dei capi. Da qui sono nate le stampe che riprendono il concetto delle speed line e gli elementi digitali che sono stati riprodotti con delle tecniche particolari, come i jacquard lavorati con filati che provengono dalle bottiglie di plastica riciclata intrecciati a filati glow-in-the-dark. Lo show, invece, era un’infinita passerella, incorniciata da una sequenza luminosa di luci che davano l’idea di un moto in continuo divenire. La passerella era a senso unico, le modelle erano proiettate nel futuro”.
Un look della sfilata autunno-inverno 2022/23
Charles Leclerc è rimasto colpito dalle sue collezioni, dai colori sgargianti e dai riferimenti alle corse automobilistiche… Ha avuto modo di conoscerlo di persona?
“Non solo ho avuto modo di conoscerlo di persona, ma ho avuto anche modo di lavorarci. Charles è un ragazzo eccezionale con una forte passione per la moda. Ho avuto modo di coinvolgerlo nel progetto, facendogli indossare i capi della collezione e facendo degli shooting ad hoc. Ci siamo divertiti molto ed è stato un piacere averlo a entrambe le mie sfilate, sia a quella di Milano che a quella di Maranello”.
Nella vita come nel lavoro, come si guadagna ogni giorno la pole position?
“Con l’impegno e lo studio costante. Ci sono determinati lavori, molto competitivi, che richiedono un altissimo livello di eccellenza. Bisogna credere fortemente in ciò che si fa e allo stesso tempo cercare di essere ‘disruptive’. Per trovare degli approcci inediti ed essere credibili bisogna studiare”.
Dall’alta sartoria e la passione per l’arte alle automobili più veloci al mondo: qual è il fil rouge del suo lavoro?
“È l’eccellenza. Quando parliamo di arte, parliamo di un livello tale di astrazione e di ricerca del bello fuori dal comune. Non a caso l’arte prende forma grazie a quelle persone che sentono di dover comunicare determinate cose attraverso la ricerca estetica, la bellezza e l’eccellenza. La Formula 1, la Ferrari, le corse sono la stessa cosa: una ricerca continua dell’eccellenza, del volersi migliorare di continuo”.
Ferrari ha da sempre un legame speciale con il mondo del cinema e le sue attrici, basti citare Anna Magnani e Monica Vitti entrambe grandi appassionate delle automobili di Maranello…
“Il cinema è stato uno degli elementi principali che hanno concesso a Ferrari di imporsi in maniera così precisa nell’immaginario collettivo. Poi ci sono le donne, la più grande e la più bella sorpresa che ho avuto modo di riscontrare approcciandomi al marchio. Le donne amano Ferrari, moltissime seguono la Formula 1 e osservano quello che accade. Anna Magnani, Zsa Zsa Gabor, Shirley MacLaine, Ingrid Bergman, Lana Del Rey, Monica Vitti, Carol Alt… Tutti questi personaggi hanno posseduto una Ferrari o si sono appassionati di questa grande storia italiana. Questa è stata la più bella ricerca che ho potuto fare, mi ha consentito di stabilire un dialogo con la donna, che di fatto ci è sempre stato, ma che ora va portato alla luce”.
L’ultima uscita della sfilata autunno-inverno 2022/23 di Ferrari
In un momento mondiale così delicato, come può la creatività italiana aiutarci a essere ottimisti?
“La creatività italiana ha sempre avuto un ruolo preciso nella nostra cultura e nella nostra società: quello di distrarci da quello che accadeva per dedicarci invece al fare e al fare bene. Nel secondo dopoguerra c’è stato un boom di arte e di bellezza in Italia, di grande artigianalità, è stata la risposta più forte che abbiamo dato a quel periodo di miseria da cui uscivamo. La dedizione, il fare, il creare è qualcosa che assorbe tutta la propria energia e che in qualche modo consente di distrarsi e di concentrarsi sul fatto che l’uomo agisce anche inseguendo la bellezza, ricercandola, desiderandola, sognandola. Solo così possiamo uscire da questo momento, dobbiamo riporre nell’armadio il nostro lato più oscuro, quello che ci porta a fare le guerre e a cercare il conflitto, per coltivare il bello. È attraverso la bellezza che dobbiamo conservare il mondo”.