ROMA (WSI) – Terreno di scontro i titoli di Stato e due i protagonisti, Italia e Germania. Nelle ultime ore è in atto una discussione molto accesa da un lato tra la Germania, i Paesi del Nord e Jeroem Dijsselbloem, presidente dell’Eurogruppo, e dall’altro l’Italia. Motivo del contenzioso: l’asse del Nord vorrebbe porre un limite ai titoli di Stati nel bilancio di una banca pari al 25% del capitale.
“Una catastrofe per il sistema bancario italiano, molto investito in titoli di Stato” – così si legge in un articolo apparso sul Il Corriere della Sera.
Oltre a Dijsselbloem, anche Wolfgang Schäuble, ministro delle finanze tedesco e Jens Weidmann, presidente della Bundesbank puntano a introdurre la norma sul limite ai titoli di Stato prima di realizzare quello che è stato definito come il terzo pilastro dell’Unione bancaria, ossia la garanzia comune nell’eurozona sui depositi bancari. Al contrario invece l’Italia vorrebbe prima la garanzia e sia il ministro delle finanze Pier Carlo Padoan che il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ritengono la novità avanzata sui titoli di Stato “un passo verso il disastro” per il nostro paese.
Preoccupato anche il numero uno della Bce, Mario Draghi che nelle scorse settimane ha avuto modo di specificare che “la riduzione del rischio, cioè la ponderazione dei titoli pubblici nei bilanci, e la condivisione del rischio, cioè la garanzia sui depositi, devono procedere in parallelo”.
“È una disputa complicata che influirà sul futuro dell’eurozona ed è del tutto aperta, dicono a Bruxelles. Fino a che non troverà una soluzione sarà un elemento di grande confusione sui mercati”.
Ma l’Europa comunque afferma che litigare con Roma è “tropo rischioso”. Senza dubbio è una situazione delicata che si aggiunge ad altre crisi come la bassa inflazione, il problema della Grecia, la crisi siriana e la Russia e senza dubbio l’incognita Cina. All’origine dell’instabilità dei mercati è il rallentamento dell’economia di Pechino che produce effetti negativi in Europea, facendo vacillare il sistema bancario. Ma politici e banchieri concordano: “se Cina e banche europee trovassero momenti di chiarezza, parecchie tensioni si allenterebbero”.