ROMA (WSI) – La giunta del Comune di Roma ha dato l’ok all’esenzione dell’Imu sulla prima casa per 376 mila famiglie, ovvero i nuclei familiari con un reddito Isee non superiore a 15 mila euro. La copertura finanziaria dei costi connessi all’introduzione dei benefici contributivi sarà assicurata dai maggiori introiti garantiti dalla rivalutazione delle rendite catastali degli immobili situati nelle zone di pregio di Roma.
L’ESENZIONE – Il calcolo della capacità contributiva, spiega il Campidoglio in una nota, «sarà misurato sulla base di coefficienti che consentiranno di alleviare il carico fiscale gravante sull’abitazione principale per i nuclei familiari più numerosi (cosiddetto «Quoziente Roma») con almeno un figlio minore di 25 anni a carico o con disabili in famiglia. I criteri per l’esenzione dal pagamento dell’Imposta municipale unica sono contenuti in una memoria di Giunta che ha formalmente incaricato il dipartimento Risorse economiche di dare attuazione alle nuove agevolazioni».
ALTRI INTROITI – Per garantire l’esenzione è prevista una revisione degli estimi catastali degli immobili nelle zone di pregio di Roma: «Riguarderà, infatti, il 7,49% delle prime case a Roma oltre a immobili non uso abitazione o seconde case per le quali si sono concluse le procedure di riclassificazione e adeguamento della rendita catastale a quello di mercato. La stima di incremento di gettito derivante dalle nuove rendite in base alle stesse aliquote Imu dello scorso anno sarà in particolare di 116,2 milioni di euro. L’intero importo derivante dalla rivalutazione sarà destinato ad alleviare il carico fiscale sulla prima casa per le circa 376.000 famiglie romane che versano in particolari situazioni di disagio economico-sociale».
L’ATTACCO DI CONFEDILIZIA – «Cosa non si fa sotto elezioni, invece di occuparsi delle buche stradali o del degrado della nostra città». Una nota di Confedilizia, unione provinciale di Roma, attacca Alemanno che «continua nella sua azione demagogica dichiarando di far conto su (ipotetiche) maggiori entrate nelle casse comunali dovute ai nuovi classamenti (comportanti maggiori rendite catastali per gli immobili interessati) attribuiti (d’ufficio) ad immobili romani individuati in molte zone della città».
«Il sindaco – continua la nota – sa, ma non dice, che tali maggiori entrate sono del tutto ipotetiche (non reali, non spendibili) perché i cittadini interessati dai nuovi classamenti, decisi a tavolino, potranno, legittimamente, ricorre alle Commissioni tributarie che decideranno sui dati reali che verranno loro forniti dagli interessati, non sulle elucubrazioni decise a tavolino, senza alcun sopralluogo, per far cassa, a pochi giorni dalle nuove elezioni comunali). Il sindaco non ha (ancora) dichiarato cosa farà nel caso in cui tali (ipotetiche) maggiori entrate non dovessero arrivare alla casse comunali. Quale beffa si creerebbe in tal caso a danno di tante famiglie meno abbienti per una (spregiudicata, quanto inutile) demagogia elettorale».
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