Ancora non si riesce a determinare chi ha acquistato la quota del 19,5% di Rosneft in una delle operazione di privatizzazione più importanti della Russia dai tempi degli Anni 90. In pratica non si conosce l’identità dei proprietari di un quinto del capitale del primo gruppo petrolifero russo.
La quota azionaria è stata venduta per 10,2 miliardi di euro a un veicolo di investimento di Singapore, che secondo quanto riferito da Rosneft altro non è che una joint venture equamente controllata dal fondo sovrano del Qatar e dal gruppo svizzero di commercio di materie prime e petrolio Glencore.
Quando ha presentato ufficialmente l’affare, il presidente russo Vladimir Putin lo ha definito un segno della fiducia internazionale nella Russia nonostante le sanzioni economiche imposte da Usa ed Europa contro società russe tra cui Rosneft a causa del dubbio ruolo svolto dal Cremlino nella guerra civile nell’Est dell’Ucraina.
“È l’accordo di privatizzazione e vendita nel settore energetico più grande del 2016”, aveva annunciato con toni trionfanti Putin. Si è anche trattato di uno dei maggiori trasferimenti di controllo proprietario da pubblico a privato dai tempi della caduta dell’Unione Sovietica, quando gli alleati del presidente Boris Yeltsin hanno assunto il controllo di società statali e sono diventati oligarchi miliardari da un giorno all’altro.
Bon tutti i dettagli dell’accorso sono stati resi pubblici o possono essere determinati basandosi solamente sui dati a disposizione. Alcuni sembrano essere in contraddizione con la versione ufficiale che parla di una divisione a metà (50/50) tra Glencore e il fondo sovrano del Qatar.
A livello di impegno economico, Glencore ha contribuito con appena 300 milioni di euro di azioni, meno del 3% del prezzo di acquisto complessivo di Rosneft. Inoltre, le informazioni ufficiali dicono che la struttura di controllo della quota azionaria prevede anche la partecipazione di una società con sede legale alle Isole Cayman, un noto paradiso fiscale, ai proprietari della quale non si riesce a risalire.
E anche se la banca Intesa SanPaolo, il primo istituto del credito in Italia per capitalizzazione, ha prestato al veicolo di Singapore 5,2 miliardi di dollari per finanziare l’affare, e Qatar ha investito altri 2,5 miliardi, sommando tutte queste cifre si arriva a un quarto del prezzo di acquisto del colosso russo dell’energia.
“Per quanto riguarda l’operazione di acquisto, la questione fondamentale è questa: chi è il vero acquirente del 19,5% di Rosneft?”, si chiede nel suo blog Sergey Aleksashenko, ex vice presidente della banca centrale della Russia.
Raggiunte dall’agenzia di stampa Reuters, Glencore e il fondo sovrano del Qatar non hanno ancora voluto commentare le indiscrezioni. Rimane tuttora il mistero di chi ci sia veramente dietro all’acquisto di un quinto del capitale del gigante russo del petrolio.