New York – In un colloquio con Ian Bremmer, Nouriel Roubini ha affrontato temi di geopolitica e questioni economiche. Non sorprende che il docente della New York University rimanga scettico sulla ripresa del dolaro Usa, citando dati macro poco convincenti come gli ordini di beni durevoli.
Da parte sua, “L’Europa e’ un treno rottamato che avanza in slow motion”, ha detto colui che riusci’ a prevedere con largo anticipo la crisi subprime, pur riconoscendo che i rischi di un crack del debito di qualche mese fa sono alle spalle.
Il tema caldo del momento e’ pero’ l’Iran e i due interlocutori non potevano non discuterne a fondo. Bremmer ha spiegato di non credere nell’idea che la guerra sia ormai un evento inevitabile, in particolare considerando i calcoli politici della Casa Bianca, che sta cercando di evitare un conflitto che potrebbe rivelarsi catastrofico per la ripresa economica mondiale.
In un’intervista a Foreign Policy, Roubini ha sottolineato che se ci fosse una guerra le conseguenze sarebbero chiaramente significative.
Nel caso peggiore di un conflitto protratto nel tempo, gli effetti sarebbero giganteschi: “l’offerta del petrolio e del gas dal Golfo, cosi’ come la produzione e esportazioni dall’Iran sarebbero pari a zero per un po’, facendo schizzare i prezzi a $170, $180, $190 e anche $200 al barile. E assisteremmo a una recessione su scala mondiale.