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Roubini: fino a quando i mercati ignoreranno rischi

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Anche se le tensioni geopolitiche in Corea del Nord o in Medio Oriente sono tutt’altro che in via di diminuzione i mercati continuano a battere nuovi record; l’economista Nouriel Roubini ha provato ad elencare alcune buone ragioni per le quali i mercati possono permettersi un simile ottimismo – almeno per ora.

Una prima ragione, spiega Roubini su Project Syndacate, è che le recenti tensioni mediorientali non hanno avuto come esito crisi petrolifere analoghe a quelle sperimentate negli anni Settanta oppure in seguito all’invasione del Kuwait, complice anche l’offerta attuale di petrolio di scisto.

In secondo luogo, prosegue l’economista professore della New York University, permane da parte del mercato la fiducia nell’intervento istituzioni che, in seguito a eventi traumatici come l’11 settembre, hanno operato a favore della stabilizzazione dei mercati.

Per quanto riguarda i Paesi colpiti dai mercati nel recente passato , come la Russia, Roubini afferma che “non sono grandi a sufficienza per per colpire economicamente i mercati globali o quello Usa. Analogamente, anche se il Regno Unito perseguisse una hard Brexit, conta solo per il 2% del Pil globale”.

Infine, ricorda il noto economista, tutte le prospettive più negativo a livello geopolitico non si sono ancora concretizzate, almeno per adesso: “non c’è ancora stato un conflitto militare diretto fra le grosse potenze, né l’Unione Europea o l’Eurozona sono collassate; le politiche più radicalmente populiste di Donald Trump sono state in parte contenute; e l’economia della Cina non ha ancora sofferto l’atterraggio duro, che creerebbe instabilità sociopolitica”.