E’ pessimista sul nostro paese Nouriel Roubini, docente ed economista statunitense alla New York University. Che in un articolo pubblicato sul Financial Times, prevede scenari decisamente neri per l’economia della zona euro, già alle prese con una situazione caratterizzata da crescita debole e un’altrettanto limitata creazione di posti di lavoro. Di fronte all’aumento dei tassi di interesse della Bce, il primo dei quali previsto a luglio, il rischio che l’Eurozona debba far fronte a un hard landing è più che concreto, così come gli Stati Uniti, di cui aveva parlato giorni fa.
“Un hard landing non solo aggraverebbe questi problemi, ma aumenterebbe anche le preoccupazioni del mercato sulla sostenibilità del debito o sul rischio di frammentazione” scrive l’economista, spiegando che la titubanza con cui si è mossa finora la Bce rispecchia la preoccupazione che l’economia comunitaria possa collassare.
In questo contesto, la decisione della Bce di lavorare per evitare “il rischio di frammentazione è più facile a dirsi che a farsi. La dottrina della Bce afferma che gli acquisti potenzialmente illimitati di alcuni titoli di Stato sono accettabili solo se l’ampliamento degli spread dei tassi di interesse è guidato da dinamiche di mercato ingiustificate. Se la cattiva politica piuttosto che la sfortuna è la forza trainante, gli acquisti di obbligazioni della Bce dovrebbero essere soggetti a condizioni. Questo è il modo in cui è stato progettato nel 2012 il meccanismo di Outright Monetary Transactions (OMT), ma nessun governo lo ha chiesto perché nessuno voleva accettare le imposizioni politiche”.
I rischi in agguato per l’Italia secondo Roubini
Se tornasse il controllo ferreo dell’inflazione, oltre a regole restrittive in ambito di bilancio un Paese, per Roubini l’Italia è il paese che rischia più degli altri una recessione durissima.
“Il recente aumento degli spread italiani e non è solo causato dal panico irrazionale degli investitori. L’Italia ha una bassa crescita potenziale, ampi deficit di bilancio e un debito pubblico enorme e potenzialmente insostenibile che è cresciuto durante la pandemia. Ora si profila un aumento permanente del costo del debito poiché la Bce rientra dalla sua politica ultra accomodante”.
Insomma, nulla di buono all’orizzonte.” La situazione – continua Roubini – è poi ulteriormente aggravata dalle elezioni italiane del prossimo anno, che potrebbero portare a una coalizione di destra dominata da partiti euroscettici. In pratica, qualsiasi nuova decisione della Bce progettata per salvare le obbligazioni italiane potrebbe comportare condizioni inaccettabili per i nuovi leader del Paese e per qualsiasi altro stato dell’eurozona sotto pressione“.