ROMA (WSI) – I giudici della quarta sezione penale del tribunale di Milano si sono ritirati in camera di Consiglio per emettere la sentenza nei confronti di Silvio Berlusconi imputato per concussione e prostituzione minorile per la vicenda Ruby.
Il collegio non ha dato alcuna indicazione sull’orario della sentenza. Il tribunale, senza indicare un orario di massima in cui uscirà dalla camera di consiglio, ha invitato le parti a lasciare i loro recapiti telefonici in cancelleria per essere avvertiti poco tempo prima della lettura del verdetto.
Questa mattina inoltre la difesa di Berlusconi ha presentato un paio di memorie, una delle quali di commento sulla testimonianza resa in aula da Ruby al processo gemello, e documentazione giurisprudenziale. Il collegio invece ha consegnato ad accusa e difesa una non meglio precisata denuncia presentata a una stazione dei carabinieri in un paese in provincia di Padova, e che comunque non è stata acquisita agli atti del dibattimento.
Il collegio ha anche vietato ulteriori riprese con smartphone e tablet a giornalisti e operatori in quanto la Rai, in qualità di servizio pubblico, al momento della sentenza trasmetterà via satellite il segnale in modo tale che le emittenti che ne hanno fatto richiesta possano collegarsi con l’aula.
Infine dopo che il pm Sangermano, in aula a fianco del procuratore della Repubblica Edmondo Bruti Liberati, su domanda del presidente del tribunale Giulia Torri, ha spiegato che l’accusa non ha nulla da osservare e “questo ufficio non intende replicare”, è stata dichiarata chiusa la discussione dibattimentale e i giudici si sono ritirati per decidere.
Fuori dall’aula, transennata e presidiata dai carabinieri, ci sono molti giornalisti anche delle più importanti testate estere.
BOCCASSINI ASSENTE, IN AULA BRUTI LIBERATI: E’ POLEMICA – Era già programmata da tempo la presenza nell’aula del processo Ruby del Procuratore della Repubblica di Milano Edomondo Bruti Liberati per la lettura della sentenza nei confronti di Silvio Berlusconi.
Da tempo, inoltre, il procuratore aggiunto Ilda Boccassini, oggi assente, aveva programmato un periodo di ferie. E’ questo il motivo, spiegano dal Palazzo Di Giustizia, per cui stamani a fianco del pm Antonio Sangermano non c’era, come sempre, Ilda Boccassini, ma Bruti Liberati.
Infatti, il procuratore capo, quando il 6 aprile 2011 cominciò il dibattimento, era venuto in aula per esprimere la condivisione dell’ufficio con il lavoro dei due pm e, per la stessa ragione, aveva già previsto di essere presente il giorno del verdetto. Solo che allora, poiché già i due pm erano in toga, Bruti aveva abiti ‘civili’. Oggi invece, mancando Ilda Boccassini, ha messo la toga.
“Qual è il significato della presenza del Procuratore Capo Bruti Liberati nell’aula del tribunale di Milano? E’ infatti inusuale e molto singolare quanto sta accadendo: lo dobbiamo interpretare come un ‘segnale’ al collegio giudicante? Se così fosse, sarebbe un preoccupante. Finora il procuratore Bruti Liberati non ha partecipato alle udienze dibattimentali e solo oggi sceglie di essere in aula. Non crediamo alle coincidenze”. Lo afferma il capogruppo del Pdl in Commissione Giustizia alla Camera, Enrico Costa.
“Ci sono fatti che hanno una forte valenza simbolica, nei confronti dei cittadini, dei media, e soprattutto di chi si prepara a giudicare. Come mai, oggi e proprio oggi, il procuratore capo Bruti Liberati, nell’imminenza della sentenza, ha ritenuto di essere presente in Aula?”. Lo afferma Daniele Capezzone, Presidente della Commissione Finanze della Camera e Coordinatore dei dipartimenti Pdl.
RESSA DI GIORNALISTI – Come previsto decine di giornalisti, fotografi e troupe televisive si sono radunati, dalle prime ore della mattinata, davanti al palazzo di Giustizia di Milano, nel giorno in cui è attesa la sentenza del processo Ruby. Tra loro diversi corrispondenti e inviati di testate e televisioni straniere, come Al Jazeera e Cnn, ma anche tv danesi, tedesche e giapponesi oltre a prestigiosi quotidiani inglesi come Guardian e Daily Mail.
In corso di porta Vittoria, dove si trova l’ingresso principale del Tribunale, sono schierati i furgoni per le dirette televisive, davanti agli sguardi incuriositi dei passanti. Nessuna traccia, invece, al momento, di gruppi di manifestanti pro o contro il Cavaliere.
PRESIDI PRO E CONTRO BERLUSCONI – Due donne, con coccarde tricolori, sono arrivate davanti al palazzo di giustizia di Milano e hanno esposto cartelli con scritte come ‘Grazie pm Ilda Boccassini’.
“E’ giusto che Berlusconi sia condannato e che si ritiri a vita privata – ha spiegato una di loro -, siamo private cittadine che seguono le vicende della giustizia italiana fin dai tempi di Mani Pulite”.
Su un altro cartello hanno scritto “Siamo stanchi di vivere sotto ricatto di un reo recidivo che rifiuta di subire la giusta condanna e ritirarsi”. Poco dopo davanti al palazzo di giustizia è scoppiata un’accesa discussione tra le due manifestanti e alcuni passanti, sostenitori di Silvio Berlusconi e contrari a una condanna dell’ex premier.
“Berlusconi ha sbagliato ma non si può condannare per queste cose – ha detto uno dei passanti -, contro di lui c’é accanimento perché vogliono eliminarlo dalla politica italiana”. (ANSA)
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Di Paola Di Caro
ROMA (WSI)- Lo descrivono di umore nero, pronto al peggio, che «tanto già so come finisce, finisce male… Io non ho fatto nulla, niente di male, questo processo non sta nè in cielo nè in terra, ma siccome vogliono farmi fuori dalla scena politica, approfitteranno anche di questa occasione». Ad Arcore, tra furia e rassegnazione e speranza e di nuovo prostrazione, Silvio Berlusconi per oggi attende la sentenza di quello che considera il processo più odioso, quello che «ha sfregiato la mia immagine internazionale», quello da cui è cominciato il grande declino del suo governo: il processo Ruby.
Ha già deciso il Cavaliere che presto – quando anche il partito si riunirà (domani riunione dei gruppi, mercoledì direzione) – tornerà in tivù, dopo un lungo periodo di silenzio, per spiegare «come stanno le cose», la posizione sua personale e del Pdl rispetto al momento, allo stato del Paese, all’economia, al governo e magari anche alla giustizia.
Ma difficilmente l’uscita dovrebbe avvenire oggi sull’onda della sentenza, proprio per evitare che si colleghi ogni suo atteggiamento ad una reazione per le vicende giudiziarie. Piuttosto, dovrebbe arrivare la solita, dura e sdegnata nota.
Ma tutto, quando si tratta di lui, resta aperto: stasera, su Canale 5 in seconda serata, andrà in onda un approfondimento sul processo con ospiti del Pdl – dalla Santanchè a Gasparri -, potrebbe essere anche quella una sede per sfogarsi. Molto dipenderà dall’umore del momento, e naturalmente dalle decisioni della Corte. Che non influenzeranno solo i palinsesti televisivi.
Nonostante tutti nel Pdl, e Berlusconi per primo, continuino a ripetere che «non c’è nesso» tra le sentenze e la vita del governo, a mezza bocca gli stessi ammettono che «sul clima anche questa vicenda peserà».
Tanto da poter spostare la decisione del Cavaliere, al momento non presa definitivamente, in un senso o nell’altro. Chiaro che se da Milano arrivasse un’assoluzione piena (ipotesi che Berlusconi vede quasi impossibile), il segnale sarebbe fortissimo e gioverebbe alla stabilità del governo.
Se ci fosse una condanna «a metà», o per prostituzione minorile, o per concussione, magari con una pena non troppo alta, anche questo potrebbe contribuire a non peggiorare il clima generale. Se invece la condanna fosse totale, dura, senza alcuna attenuante, sulle reazioni del Cavaliere oggi non se la sente di scommettere nessuno.
E dunque, al momento, a prevalere è la cautela. Anche rispetto all’attacco del governo. Tra i fedelissimi c’è chi giura che, dentro di sé, il Cavaliere veda già «finita» l’esperienza dell’esecutivo Letta, e aver lasciato briglia sciolta ai suoi con licenza di sparare ne è il segno più chiaro, anche se il pollice verso da lui non è mai ufficialmente arrivato.
Ieri è stata una giornata di tregua nell’attacco a testa bassa contro l’esecutivo, e c’è già chi prevede che, se il governo sospenderà l’Iva fino a fine anno, il fronte polemico si sposterà sul ministro dell’Economia, che sta già entrando nel mirino, e soprattutto sull’Europa: «Vogliamo risultati chiari e concreti su questo terreno», intima la Santanchè. La tensione insomma resta altissima, e la tenuta del governo rimane in bilico. Con Berlusconi che accarezza il bottone che farebbe saltare tutto: se e quando deciderà di premerlo, è lui l’unico a saperlo.
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