ROMA (WSI) – Un nuovo studio sulle ore trascorse al lavoro, sfata tutti gli stereotipi con cui siamo bombardati, tranne quello riguardante spagnoli e italiani.
All’apice della crisi, il ritornello che si sentiva più spesso era quello che metteva a confronto i cittadini pigri di Stati meridionali che vogliono essere salvati da aiuti esterni, con i popoli efficienti del settentrione virtuoso.
Dalle ultime statistiche, che misurano la durata effettiva del lavoro in Europa, si scopre che la realtà è ben diversa. Rumeni e greci sono le persone che lavorano più sodo di tutti nel continente.
Nella ricerca, l’istituto parigino Coe-Rexecode ha calcoalto le ore di lavoro reali in ogni stato Ue negli ultimi quattro anni, ossia l’ammontare di tempo impiegato a lavorare sul serio e non le ore nominali, che includono i periodi di assenza per malattia, per ritardi negli spostamenti, per occuparsi dei figli, per scioperare o per prendere dei giorni di vacanza.
Ebbene, i risultati sono sorprendenti. Nel 2013 i rumeni hanno lavorato 2.099 ore, la cifra più alta di tutto il continente. Al secondo posto i greci, poi gli ungheresi, i bulgari, i croati, i polacchi. Seguono a ruota tra i più stakanovisti i lettoni, gli slovacchi, gli estoni e infine i ciprioti.
Il trend è chiaro: al sud e all’est si lavora di più e si prendono meno giorni di congedo.
A lavorare meno sono i finlandesi, i francesi e gli svedesi. A seguire i danesi, i belgi, gli italiani, gli olandesi e gli spagnoli. Britannici e tedeschi a metà strada.
Il calo più marcato delle ore tra il 2010 e l’anno scorso è stato registrato in Italia, Finlandia, Francia e Svezia.
Anche britannici e tedeschi hanno lavorato meno rispetto a tre anni prima. In aumento invece il dato per Spagna, Olanda e Portogallo.