NEW YORK (WSI) – Si respira un clima da guerra fredda in Occidente: in risposta alle sanzioni americane contro la Russia per il ruolo di Mosca nella crisi ucraina il Cremlino ha deciso di sospendere gli accordi presi con gli Stati Uniti in materia di energia nucleare. La decisione del premier Medvedev e del presidente Putin è probabilmente anche una conseguenza del recente congelamento dei rapporti diplomatici in Siria.
Il decreto, firmato dal primo ministro, dichiara la sospensione dell’accordo del 2013 sulla cooperazione nei settori della ricerca e dello sviluppo nel settore dell’energia nucleare. Mosca ha fatto sapere che è la risposta alle sanzioni economiche americane a carico dei russi per via degli aiuti forniti ai ribelli filo russi anti governativi in Ucraina.
Usa e Russia tornano a produrre plutonio per bombe
Dopo che gli Stati Uniti hanno deciso di mettere uno stop ai colloqui di pace in Siria, citando l’offensiva a difesa del governo Assad della Russia ad Aleppo, il Cremlino ha rafforzato la sua presenza militare nella regione mediorientale, schierando un sistema anti missile in Siria.
In pratica è saltato il piano per la trasformazione di sei reattori russi di ricerca scientifica in reattori funzionanti a uranio a basso arricchimento. I due paesi rimettono invece mano al plutonio per le bombe.
All’inizio della settimana Putin aveva chiesto e ottenuto ai deputati della Duma di sospendere un altro importante accordo con gli americani di non proliferazione nucleare. Il Plutonium Management and Disposition Agreement, (PMDA) varato nel 2000, aveva congelato 34 tonnellate di plutonio con cui era possibile costruire ordigni nucleari e stabiliva che non venisse utilizzato a scopi militari.
In una classica escalation di tensioni e minacce tipica della guerra fredda, anche gli Stati Uniti ora potrebbero sentirsi autorizzati a tornare a produrre il plutonio con mire “atomiche”.
I rapporti tra le due potenze mondiali non sono mai stati così tesi dai tempi della guerra fredda, si sono deteriorate con l’annessione della Crimea nel 2014 e con il successivo conflitto nell’Est dell’Ucraina. Il decreto stabilisce che nella situazione attuale non è opportuno “autorizzare cittadini americani a entrare nei siti nucleari russi” e permettere una cooperazione diretta fra i centri di ricerca russi e americani.