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Russia congelerà asset in dollari? Lo spauracchio della Crimea sui mercati

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LEGNANO (WSI) – Nell’ambito di un quadro correlativo che, sebbene non con estrema continuità, sta andando a delinearsi nelle ultime settimane, abbiamo assistito ieri a una dinamica di cosiddetto risk on in cui le Borse sono state ben comprate, il dollaro americano è andato ad indebolirsi (yen e franco svizzero mancano all’appello), così come l’oro e il Bund. Ribadiamo che è piuttosto prematuro ritenere di possedere una chiave di lettura del mercato “sostenibile” nel medio periodo, laddove il mosaico non è comunque completo di tutti i suoi tasselli.

Inflazione ed Eurozona

Il dato molto atteso di ieri era quello sull’Inflazione europea, rappresentativo dell’unica variabile macroeconomica su cui di fatto agisce (anche se non lo sta facendo) la Banca Centrale Europea. La release ha visto un nuovo decremento dalla precedente rilevazione, portandosi dallo 0,8% nuovamente allo 0,7%.

Su questo l’euro, prendendo a riferimento il suo rapporto contro il dollaro americano, non ha mostrato reazioni degne di nota e anzi, dopo una lievissima discesa, è tornato poi ad apprezzarsi fino a portarsi quasi a 1,3950 non troppo lontano dai massimi di periodo a 1,3970.

Questo perché? In primo luogo, un’analisi appena più approfondita del dato mette in evidenza come il dato “ex-food and energy” abbia visto un lievissimo balzo dall’1% al 1,1%; certo, se si pensa che questa è la componente del dato sull’inflazione che meno dipende dalla propensione al consumo ed è invece strettamente correlata al prezzo delle materia prime, questo aumento non è particolarmente consolante ma è pur sempre un ritocco nella direzione giusta.

In secondo luogo, il mercato continua ad essere strutturalmente long di eurodollaro e non vi sono sensate ragioni dal punto di vista macroeconomico per andare a modificare questo sbilanciamento.

Proprio ieri, in questa sede, evidenziavamo come anche eventuali manovre che la BCE potrebbe implementare dal punto di vista dei tassi di interesse potrebbe rivelarsi inefficace: il margine di intervento sul costo del denaro è oramai minimo e pure un tasso di deposito in territorio negativo non assicurerebbe nessun miglioramento del meccanismo di trasmissione del credito dal sistema bancario a quello produttivo.

In questa accezione le operazioni di LTRO non hanno migliorato le cose ed hanno avuto l’unico effetto di calmierare i tassi di interesse sui titoli di debito dei Paesi maggiormente in difficoltà, con comunque anche implicazioni negative su quelle banche che hanno fatto incetta di questi titoli, in quanto con i futuri stress test saranno comunque costrette a ricapitalizzarsi.

L’SMP a suo tempo implementato ha avuto effetti simili, mentre l’OMT è un’arma disponibile ma che gli stati difficilmente adotteranno date le pesanti condizioni a cui sarebbero chiamati se dovessero sottoscriverlo.

Draghi da banchiere centrale probabilmente ha fatto il massimo di quanto lo statuto della BCE gli consentisse di fare; il problema sta proprio qui. In un mondo dove tutti gli istituti centrali stampano moneta e svalutano la divisa di riferimento, è evidente che l’unica banca che non lo fa’ si trova automaticamente con le polveri bagnate ed una valuta troppo forte e fuori controllo. Vi sono perciò, date le attuali condizioni, i presupposti per vedere l’euro ancora apprezzarsi. Per assurdo, le banche centrali estere possono aiutare l’euro ad indebolirsi nel momento in cui dreneranno la liquidità che hanno immesso e quindi rafforzeranno le proprie valute. In questo senso, mercoledì sera la FED potrebbe dirci qualcosa in più.

Elementi di “rischio”

Il primo è senz’altro il meeting del FOMC le cui comunicazioni saranno rese pubbliche mercoledì sera nel primo speech di Janet Yellen. E’ ragionevole ritenere che non vi saranno sostanziali cambiamenti rispetto alle aspettative, con taglio di ulteriori 10miliardi del QE, ma sarà interessante capirne di più in termini di forward guidance che comunque sarà ancorata alla qualità delle prossime release macro. Un secondo elemento da considerare è quello che trascende i mercati finanziari, ed attiene alla situazione internazionale in Ucraina.

Le tensioni in Crimea restano piuttosto elevate e le reazioni in risk off restano dietro l’angolo; inoltre c’è lo spauracchio del “congelamento” degli asset in dollari da parte della Russia, nel momento in cui gli USA dovessero comminare sanzioni.

Il terzo fattore è l’aumento della banda di oscillazione dello yuan cinese rispetto al dollaro, dall’1% al 2% inaugurato proprio ieri. Ad ora non abbiamo assistito a forte volatilità sul cambio UsdCny, ma le implicazioni più ampie andranno ben valutate nel futuro più prossimo, laddove gli auspicati apprezzamenti della divisa asiatica sembrano piuttosto verosimili. Intanto oggi dal punto di vista macro andrà seguita la pubblicazione dell’Inflazione degli Stati Uniti alle 13,30 e gli speech di Poloz della Bankof Canada alle 16 e di Carney della BoE alle 18,45.

QUADRO TECNICO

EurUsd: cambio dunque ancora estremamente sostenuto e che ha confermato la valenza dei supporti in area 1,3880. La sessione asiatica ci ha fatto assistere ad un tipico range che potrà essere interrotto su superamenti al rialzo di 1,3940 con l’obiettivo dei massimi relativi e dell’avvicinamento in area 1,40. Nel breve al ribasso invece si potrebbero apprezzare reazioni già in rottura di 1,3915 proprio per la ripresa di 1,3880. Ricordiamo che la forte area di supporto, data da recenti massicci volumi, è quella in corrispondenza di 1,3850.

UsdJpy: ancora definibile come correzione il rialzo del cambio in apertura di settimana. Molto precisa la confluenza grafica in area 102 che vede un forte livello statico nonché il transito dell’ottima media mobile esponenziale a 21 periodi del grafico a 4 ore. Da lì si è verificato il primo rimbalzo che potrebbe essere importante in senso ribassista sotto 101,50 per la repentina ripresa di are 101,20 per messa di stop in pari e valutazione di eventuali rotture verso l’area cruciale di 100,75. Su conferme di tenuta di 101,50, buono il long con obiettivo 102. 102,30 e 102,60 i primi livelli di resistenza successivi.

EurJpy: quadro tecnico meno chiaro sul cross che comunque ha fornito buona conferma della resistenza a 142. Dal punto di vista dei livelli in intraday risulta particolarmente significativo 141,55 che, se cedesse, potrebbe condurre a buoni aumenti di volatilità verso l’area di 140,75. Da lì poi andrebbero valutati nuovi posizionamenti long che, ai prezzi attuali, è bene sposare in senso conservativo sopra 142 verso 142,60.

GbpUsd: in fase di interdizione il cable, come si evidenzia dalle doji ed ampie pin candle sul grafico giornaliero. L’area 1,6586/1,66 resta ancora cruciale nel sostegno del prezzo e un suo eventuale cedimento potrebbe ampliare non di poco la volatilità sul cambio verso 1,6515. Precisa anche in questo caso la resistenza statica a 1,6650 per vendere con stop&reverse verso 1,6690 e 1,6720.

AudUsd: gran bel rialzo del cambio ieri, come dimostra la long white dei daily. Il preciso grafico a 8 ore mostra potenziali segni di nuovi ribassi, indicati dall’oscillatore stocastico finora molto affidabile nei suoi swing. In tale accezione il grafico a 4 ore mostra una buona divergenza regolare ribassista tra prezzo e oscillatore per la prima ripresa di 0,9050 che, se rotto, potrebbe far rivedere area 0,90. Mancate rotture di area 0,9050 fornirebbero un buono spunto rialzista per rivedere la soglia di 0,91 e i massimi a 0,9130.

Ger30 (Dax): come descritto ieri sul DailyFX.it, la view rialzista sull’indice possiede forti elementi a suffragio. In primo luogo Il grafico giornaliero mostra l’arresto della potente discesa sulla media mobile esponenziale a 200 periodi.

In secondo luogo, La candela daily di venerdì ha mostrato dei volumi altissimi, di pari livello a quelli che hanno accompagnato le forti discese delle scorse settimane. Ciò sembrerebbe perciò giustificare l’ipotesi di una fase di accumulazione caratterizzata da volumi altissimi ma movimenti di prezzo non sostanziali (posizionamenti market maker) e che teoricamente dovrebbero manifestarsi al rialzo con rottura delle resistenze.

Terzo, lo stocastico è in ipervenduto e ciclicamente orientato a girarsi. Resta particolarmente significativo il grafico a 4 ore che evidenzia la valenza di 9.150 che appare superato in favore di 9.215 e ancora 9.275. Sotto 9.150 torna in auge invece la view ribassista in primo luogo verso 9.080 punti.

XauUsd (Oro): importante ribasso dell’oro con la formazione di un bearish engulfing sul giornaliero e la potenziale divergenza regolare ribassista che su questo time frame continua a “premere”. Il time frame a 8 ore, grazie al transito della media mobile a 21 periodi, mette in evidenza come l’area compresa tra 1.364 e 1.355 sia cruciale per frenare il ribasso e far ripartire il prezzo. 1.376 il primo obiettivo. Rotture al ribasso potrebbero considerarsi invece estremamente importanti in primo luogo in direzione 1.344, con 1.330 da guardare a vista.

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