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Russia: export italiani dimezzati. Alert S&P sul debito

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MOSCA (WSI) – Durante la fiera di nuove tecnologie tenutasi a Mosca la settimana scorsa sarebbe bastato fermarsi a contare il numero di società presenti per capire l’impatto che le sanzioni occidentali stanno avendo sull’economia russia.

In quell’occasione, i dirigenti europei presenti hanno scoperto in fretta la nuova triste realtà dello stato degli affari in Russia. Il numero di manager d’impresa internazionali presenti era della metà rispetto a un anno prima.

Nel frattempo S&P ha avvertito Mosca che ha un margine limitato di manovra per finanziare uno dei suoi fondi sovrani, il National Wellbeing Fund (RUWFUSD). Se così non fosse, l’agenzia provvederà a rivedere al ribasso il suo rating di ‘investment-grade’, già compromesso dal calo dei prezzi del petrolio e dalle sanzioni internazionli.

Le sanzioni, come è noto, non stanno avendo un impatto negativo solo sull’economia russa, ma anche sull’economia europea, in un momento in cui in teoria non potrebbe proprio permetterselo.

La già fragile ripresa europea è minacciata dalle punizioni internazionali. Ciononostante, come dimostra anche la recente decisione del presidente francese Francois Hollande di interrompere la cessione di portaelicotteri Mistral al Cremlino, le autorità europee non hanno intenzione di fare sconti.

Il Cancelliere tedesco Angela Merkel ha detto che le sanzioni resteranno dove e come sono finché il governo di Mosca non troverà un modo per risolvere il conflitto in Ucraina.

Di comune accordo Stati Uniti e Unione Europea hanno imposto sanzioni economiche a fine luglio, andando a colpire singoli investitori russi e società attive nel settore finanziario, energetico e della difesa.

Mosca è stata punita per il sostegno offerto ai ribelli anti governativi nelle rivolte in corso nell’est dell’Ucraina. I nuovi dati a disposizione mostrano che i costi economici delle sanzioni per l’Europa sono molto alti.

In agosto, il mese successivo all’imposizione del primo round di sanzioni, le esportazioni verso la Russia sono scese del 19% a 7,9 miliardi di euro rispetto a luglio, pari a una perdita di circa 2 miliardi.

Anche se le cifre di Eurostat non tengono conto dei fattori stagionali, le esportazioni sono in calo del 18% rispetto ad agosto 2013, in un periodo dell’anno che solitamente è molto buono per gli affari degli esportatori.

Il calo rispecchia il divieto che Mosca ha imposto in agosto come rappresaglia al cibo proveniente dall’Unione Europea. L’export complessivo registrato in Europa è sceso del 12% nei primi otto mesi dell’anno rispetto a un anno prima.

A pagare maggiormente dazio è la Germania, le cui vendite verso la Russia rappresentano circa un terzo del totale nel settore manifatturiero. Berlino ha visto un netto calo dell’esportazione di tali beni, mentre il corrispettivo settore italiano ha dovuto fare i conti con un giro d’affari dimezzato.

In agosto l’export di prodotti manifatturieri è sceso del 16% nel blocco a 18.

Fonte: Reuters

(DaC)