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Russia, fuga di capitali da $220 miliardi. Come nella fine del 2008 dopo crack Lehman

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LONDRA (WSI) – Gli investitori mondiali continuano a scappare dalla Russia e, ad ammetterlo, come scrive Ambrose Evans-Pritchard in un editoriale pubblicato sul Telegraph, è la stessa Bce.

L’Eurotower ha avvertito che la fuga di capitali dalla Russia dall’inizio della crisi ucraina potrebbe essere quattro volte più alta rispetto a quanto stimato dal Cremlino, a conferma di come le sanzioni e il timore di vedere imposte nel futuro misure ancora più restrittive stiano danneggiando seriamente l’economia russa.

“Stiamo assistendo a flussi in uscita molto significativi (dalla Russia), che sono stati stimati nell’ordine di 160 miliardi di euro”, ha detto Mario Draghi, senza specificare la fonte dei numeri. Si tratta dell’equivalente di $222 miliardi, contro gli appena $51 miliardi resi noti dal ministro delle finanze russo. Il dato si riferisce al primo trimestre ed è destinato a crescere, visto che nelle ultime settimane pochi progressi sono stati compiuti sul fronte Russia-Ucraina. Draghi ha anche precisato che la fuga di capitali è stata uno dei motivi che ha fatto salire il rapporto di cambio euro/rublo, fattore che ha complicato ulteriormente la politica monetaria di Francoforte.

“I numeri resi noti da Draghi sono un ammontare enorme e se sono corretti indicano che la Russia è nei guai molto più di quanto si pensi – ha commentato al Telegraph Tim Ash, di Standard Bank – Si tratta della stessa intensità di flussi in uscita a cui abbiamo assistito alla fine del 2008 dopo la crisi di Lehman”.

La situazione è talmente grave che Chris Weafer, di Macro Advisory a Mosca, ha sottolineato che il danno finanziario sofferto da Mosca nelle ultime settimane può essere stato tale da indurre il presidente Vladimir Putin a smorzare le pressioni sull’Ucraina.

D’altronde, “le società europee che operano in Russia stanno riducendo il rischio e trasferendo i contanti scontando la possibilità di sanzioni. E le società russe stanno aprendo conti bancari all’estero, per continuare a fare business, nel caso in cui le grandi banche russe dovessero essere colpite dalle sanzioni”.