MOSCA (WSI) – La Russia non cresce più, complici le sanzioni dell’Occidente in risposta alla crisi ucraina e il calo dei prezzi del greggio.
Supponendo che il contesto geopolitico ed energetico rimarrà invariato, la banca centrale russa prevede un Pil pari a zero l’anno prossimo.
Le autorità monetarie hanno fatto le previsioni sul presupoosto che il petrolio viaggi intorno a 95 dollari al barile e che le sanzioni internazionali imposte contro Mosca rimangano in vigore.
I banchieri hanno anche spostato il target a medio termine sull’inflazione al 4% al 2017 da 2016.
Il piano rivisto di politica monetaria per il trienno 2015-17 verrà reso pubblico ufficialmente in giornata. Lo scenario di base vede le sanzioni confermate fino alla fine del 2017.
La decisione della Russia di alzare i tassi di interesse ha contribuito a contenere i cali del rublo che ad ogni modo è scivolato ai minimi assoluti nei confronti del dollaro. Il tracollo sarebbe stato del 10% più accentuato, tuttavia, ualora la banca non fosse intervenuta.
A sostenerlo è la vice governatrice della banca centrale di Mosca, Ksenia Yudaeva, che in un comunicato inviato alle agenzie stampa via posta elettronica ha scritto che “la Banca russa manterrà la politica di stretta monetaria solo se ci saranno dei rischi significativi al rialzo sul fronte dell’inflazione”. Nell’e-mail vengono citati i fattori e sviluppi politici ed economici esterni
Sui mercati il rublo ha perso più del 28% contro il biglietto verde da inizio anno: si tratta della seconda peggiore performance tra le 170 valute che vengono tracciate sugli schermi di Bloomberg. Solo la hryvnia ucraina ha subito perdite più ingenti. Il rublo al momento si rafforza dell’1,6% nei confronti della divisa statunitense, attestandosi in area 45,92.
(DaC)