Mosca – Non è stato un dibattito tranquillo, quello che si è concluso nella notte tra martedì e mercoledì alla Duma. I parlamentari dell’opposizione hanno cercato di bloccare il disegno di legge in discussione con una pioggia di 400 emendamenti. Alla fine, però, la mera forza dei numeri ha consentito al partito di maggioranza, Russia Unita, quello di Vladimir Putin e Dimitri Medvedev, di spuntarla: 241 voti a favore e 147 contrari. Così, da oggi, protestare in strada o tenere manifestazioni non autorizzate potrebbe costare carissimo ai cittadini russi.
In realtà, perché le nuove norme entrino in vigore mancano ancora l’approvazione dell’altra camera del parlamento e la firma del presidente, ma sono ormai pure formalità, visto che Vladimir Putin ha sponsorizzato il testo e che nella camera alta del parlamento l’opposizione è ancora meno forte.
La nuova legge infatti aumenta in modo esponenziale le multe per manifestazioni non autorizzate. Partecipando a un corteo o a una protesta non autorizzata si rischia una sanzione che può arrivare fino a 300mila rubli (circa 9 mila dollari). Erano appena 2 mila (60 dollari) fino a ieri. Ancora più rischioso per gli organizzatori, che possono essere multati fino a un milione di rubli, ovvero più di 30 mila dollari.
Il testo originario del disegno di legge prevedeva anche multe salate per chi diffondeva indicazioni sulle manifestazioni non autorizzate attraverso Internet e social network, ma l’opposizione è riuscita almeno a togliere questo articolo.
Non sfugge a nessuno il senso della nuova legge che il Cremlino ha fatto approvare in tutta fretta proprio mentre la galassia dell’opposizione si prepara a una nuova grande manifestazione anti-Putin, prevista per martedì prossimo. E non serve dire che ricevere l’autorizzazione per una manifestazione di protesta, nella Russia di zar Vladimir, è praticamente impossibile, come hanno appreso i cittadini e le organizzazioni sociali e politiche che da dicembre scorso hanno iniziato a manifestare prima contro le elezioni parlamentari, pesantemente manipolate dal Cremlino per favorire Russia Unita, poi per le elezioni presidenziali, che hanno riportato dietro le mura della Fortezza Vladimir Putin dopo la parentesi-staffetta di Medvedev. Medvedev di persona ha difeso il nuovo testo, in un’intervista televisiva in cui ha cercato di spiegare che «se si pagano solo 500 rubli per una multa, allora il giorno dopo si è di nuovo in strada».
«Questa legge odiosa è uno sputo in faccia al popolo russo – ha detto il leader del partito Russia giusta Sergei Mironov – E’ un tentativo di chiudergli la bocca e intimidirlo». «Anziché accettare il dialogo, il governo risponde con un bastone – ha detto Anatoly Lokot, del Partito comunista – Questa legge farà aumentare le tensioni e le divisioni nella società».
Critiche alla nuova legge sono arrivate, oltre che dalle forze politiche dell’opposizione russa, anche da organizzazioni come Human Rights Watch, secondo cui il testo appena approvato viola l’articolo 31 della Costituzione russa che stabilisce e difende il diritto a manifestare liberamente.
Il testo licenziato dalla Duma cerca anche di estendere il concetto di manifestazione non autorizzata, in modo da includere le più recenti forme di protesta escogitate a Mosca e in altre città russe. Per incorrere nelle multe, non serve avere “evidenti simboli politici” ma sarà sufficiente “essere in massa contemporaneamente” in un determinato luogo. Così il Cremlino spera di scoraggiare anche manifestazioni come quelle organizzate nello scorso inverno e prima delle elezioni presidenziali di marzo, quando centinaia di persone hanno espresso il proprio dissenso semplicemente camminando con addosso qualcosa di bianco o sventolando fazzoletti bianchi dalle proprie auto incolonnate nel traffico di Mosca, o ancora con “passeggiate silenziose”, senza slogan o altri segnali politici.
Davanti alla Duma, peraltro, decine di attivisti hanno tenuto una manifestazione non autorizzata proprio mentre i parlamentari discutevano il disegno di legge. Ci sono stati molti arresti, che, anche se di breve durata, lasciano pochi dubbi su quanto la leadership russa sia disposta a tollerare il dissenso.
Appena tre settimane fa, il 16 maggio, la polizia ha sgomberato uno dei frutti di questa nuova ondata di proteste, l’occupazione “stile New York” che migliaia di persone avevano tenuto per una settimana nel parco Abay. Gli attivisti, poco disposti a mollare la presa anche di fronte alle nuove norme, iniziano a chiedersi se le proteste creative elaborate nei paesi occidentali siano poi così adatte a sostenere la sfida di un potere che nasconde sempre meno il suo volto autoritario.
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