Mercati col fiato sospeso in attesa di verificare la volontà e la capacità di Mosca di rispettare i suoi impegni creditori. Sono infatti in pagamento cedole per 117 milioni di dollari (103 milioni di euro) su bond russi denominati nella valuta statunitense. Fitch ha affermato che se il pagamento dovesse avvenire in rubli scatterebbe l’iter che porta al default che prevede un “periodo di grazia” di 30 giorni che scattano da quando un emittente non copre un debito.
“Il pagamento in valuta locale delle cedole in dollari con scadenza il 16 marzo, se dovesse verificarsi, costituirebbe un default sovrano, alla scadenza del periodo di grazia di 30 giorni”, ha scritto Fitch in una nota.
In caso di pagamento in rubli, ha aggiunto Fitch, il rating su entrambe le obbligazioni verrebbe abbassato a D dopo la scadenza del periodo di grazia, mentre il rating in valuta estera a lungo termine della Russia sarebbe portato a Restricted Default.
Tra le circostanze scatenanti del default, l’inasprimento delle sanzioni successive all’invasione dell’Ucraina e le proposte fatte in merito alla limitazione del mercato dell’energia. E quindi il congelamento di 640 miliardi di dollari di riserve internazionali in valuta estera.
Il rublo ha intanto perso, nel corso dell’ultimo mese, oltre il 47% sul dollaro, con la valuta americana passata da 73 a 108 (oggi sale del 9% a 108,2).
Altre due date chiave da tenere d’occhio
Ci saranno poi altre due date da tenere d’occhio: quella del 31 marzo quando scadono altri 359 milioni su un bond al 2030 e il 4 aprile quando scade un’obbligazione da 2 miliardi di dollari. Per molti osservatori la possibilità di un default di Mosca a questo punto è molto probabile e potrebbe esser decretata ufficialmente già intorno alla metà di aprile.
Secondo quanto riportato da FactSet le emissioni di debito russe ammontano a circa 155 miliardi di dollari. Dovendo suddividere il totale del debito in base all’emittente, la fetta più grossa (circa 90, il 60%) è erogata dal governo russo come debito sovrano. Un’altra parte – altrettanto consistente – è emessa dalle corporate (per quasi 35 miliardi, il 22%) e dalle agenzie governative (poco più di trenta miliardi, circa il 20%).
In base alla valuta, del totale emesso, 39,1 miliardi sono emessi in dollari (25,3%), quasi 6 miliardi (il 4%) in euro, 2,1 miliardi (1,4%) in dollari taiwanesi, mentre la fetta più grossa (70% circa) pari a 107 miliardi sono in rubli.