ROMA (WSI) – L’Europa si sta svegliando e sta capendo che le sanzioni che l’Occidente ha imposto alla Russia stanno provocando gravi danni economici alla sua economia. La Francia vuole ora fare un passo indietro.
In altre parole, la vera minaccia di una forte recessione in Russia non è l’esposizione finanziaria verso il paese, ma qualcosa di molto più semplice, capace di mettere KO i paesi europei: l’assenza di scambi commerciali, il crollo dell’export.
Mosca ha individuato bene il tallone di Achille dell’Europa tanto che, stando all’articolo pubblicato sul Deutsche-Wirtschafts-Nachrichten, le autorità russe avrebbe presentato una “proposta stupefacente al fine di superare le tensioni con l’Unione europea”, ovvero: “L’Ue dovrebbe rinunciare all’accordo di libero scambio con gli Stati Uniti in base al TTIP (Accordo di libero scambio tra Stati Uniti e Unione Europea), tra l’altro in via di negoziazione, per entrare a far parte dell’Unione Economica Euroasiatica”.
Anche perchè, riporta l’articolo della stampa tedesca, “una zona di libero scambio con i vicini avrebbe più senso di un accordo con gli Stati Uniti”.
In più, Vladimir Chizhov, ambasciatore russo a Berlino, ha riferito allo EUobserver che: “La nostra idea è di avviare contatti ufficiali tra l’Ue e l’Unione economica euroasiatica il prima possibile. La cancelliera Angela Merkel ha parlato di questo non molto tempo fa. Le sanzioni imposte dall’Ue alla Russia non sono di impedimento”.
Lo stesso ha descritto che il blocco commerciale guidato dalla Russia sarebbe per l’Ue un partner migliore rispetto agli Stati Uniti.
“Ritenete che sia saggio consumare così tanta energia politica su una zona di libero scambio con gli Usa, quando è possibile avere partner più naturali al vostro fianco, e più vicini a casa? Noi non cloruriamo i nostri polli”, ha detto l’ambasciatore, riferendosi agli standard a suo avviso discutibili adottati nell’industria alimentare americana.
Il trattato che ha creato l’Unione Euroasiatica è entrato in vigore lo scorso giovedì, 1° gennaio e include Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Russia e Kyrgyzistan (quest’ultima entrerà a far parte dell’accordo a maggio).
Nel commentare il malcontento europeo per gli effetti delle sanzioni imposte sulla Russia, la stampa Usa fa riferimento all’articolo che Romano Prodi ha pubblicato in data 4 gennaio 2015, ieri, su “Il Messaggero”, nella parte in cui scrive: “Riguardo alla Russia, al calo dei prezzi del gas e del petrolio si unisce l’effetto delle sanzioni conseguenti la crisi ucraina, per cui il PIL russo subirà nell’anno in corso una diminuzione intorno al 5% facendo crollare di almeno il doppio le importazioni dall’Italia. Senza entrare nel merito dell’utilità o della necessità delle sanzioni conviene tuttavia mettere in rilievo l’asimmetria delle loro conseguenze dato che, nonostante il 50% di svalutazione del rublo nei confronti del dollaro, le esportazioni americane in Russia stanno tuttora aumentando, del tutto in controtendenza rispetto a quelle europee”. (Lna)
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