A Vladimir Putin sembra andare tutto per il verso giusto ultimamente. Lo zar russo sta vincendo su tutti i fronti: economico, geopolitico e interno. Nel suo discorso alla nazione di fine anno, il presidente russo è sembrato rendersene bene conto, a giudicare dai toni orgogliosi con cui ha parlato.
Tradizionalmente il discorso è incentrato su temi soprattutto sociali, quali la patria e il lavoro e Putin non ha tradito le attese (“i russi si sono uniti grazie ai valori patriottici”, ha detto ricordando che il suo paese è legato ai “valori tradizionali” della famiglia, ma sviluppa anche altri valori come la tutele del patrimonio naturale e l’ecologia).
Ma Putin è entrato anche nel merito dell’evoluzione politica in atto in Occidente – che lo favorisce – e del miglioramento delle condizioni economiche per la Russia. Su quest’ultimo punto, l’ultima vittoria in ordine di tempo è arrivata ieri a Vienna, dove l’Opec ha raggiunto un’intesa storica – la prima di questo tipo dal 2008 – con Mosca per la riduzione della produzione di petrolio di 1,2 milioni di barili al giorno. L’Arabia Saudita alla fine si è piegata e la Russia, la cui economia è stata danneggiata dalla svalutazione della materia prima, ha motivo di esultare.
Il Pil russo – la cui flessione “sarà insignificante, circa lo 0,2%” nel 2016 – si riprenderà, complice anche l’ammorbidimento previsto della posizione europea nei confronti delle sanzioni economiche occidentali, imposte da Washington e Bruxelles per punire Mosca per il suo ruolo nella guerra civile ucraina che vede impegnati nell’est del paese i ribelli filo russi e le forze governative pro europee.
Secondo il leader della Russia, va fatta attenzione al “deficit di risorse destinate agli investimenti”, mentre per quanto riguarda le sanzioni economiche, esse hanno addirittura aiutato l’agricoltura del paese, perché “la risposta russa” con l’embargo contro i prodotti occidentali del settore primario “ha aiutato i produttori agricoli russi, ma questa situazione non durerà per sempre”.
La Russia ha insomma “saputo assicurare la sostenibilità macroeconomica ed è riuscita a mantenere le riserve finanziarie”. Durante il suo XIII messaggio annuale all’Assemblea federale della Federazione Russa al Gran Palazzo del Cremlino Putin ha anche sottolineato come l’inflazione si stia abbassando e abbia “imboccato una dinamica positiva”. Quest’anno non dovrebbe superare il 6%, secondo le stime ufficiali del governo.
“Pronti a lavorare con Trump”
Putin ha voluto entrare nel merito della polemica con l’Europarlamento per avere approvato – a grande maggioranza – una risoluzione di condanna della presunta propaganda messa in campo da Tv e agenzie russe. “L’Occidente pratica la censura” nei confronti dei media russi “dopo aver contestato le stesse cose alla Russia”, ha dichiarato Putin, facendo intendere che l’Occidente critica la censura russa e poi fa peggio.
In ambito di politica estera Putin ha più di un motivo per festeggiare. Innanzitutto per l’ingresso alla Casa Bianca dal primo gennaio di Donald Trump, un uomo che in passato ha difeso e si è dichiarato vicino al leader russo. Siamo “pronti a lavorare con la nuova amministrazione americana” di Trump, ha precisato Putin, secondo cui la sua nazione non “ricerca e non ha mai cercato il nemico, ma non accetta le pressioni” e sarà “artefice del proprio destino”. Le lezioni della “Guerra Fredda sono state vanificate” ma la Russia “è per la difesa non di alcuni Paesi scelti, ma di tutti”.
In secondo luogo per la recente vittoria alle primarie del partito di centro destra francese di Francois Fillon, che dice di apprezzare molto Putin ed è a favore dell’abolizione delle sanzioni. Fillon è il favorito per la vittoria nelle elezioni presidenziali di aprile 2017. Infine per l’elezione nella Repubblica di Moldavia e in Bulgaria di politici vicini alla Russia in due nazioni dell’Europa centro-orientale, l’ultimo dei quali fa anche parte dell’Unione Europea. Se c’è una cosa che Putin teme è l’espansione della NATO nell’area di controllo russa che corrisponde grossomodo alla zona all’interno dei confini dell’ex Unione Sovietica.
Al discorso alla nazione di un’ora – il 23esimo nella storia moderna della Russia – hanno partecipato rappresentanti della Duma di Stato e del Consiglio della Federazione, governatori, membri dell’esecutivo, esponenti della Camera pubblica, rappresentanti delle principali confessioni religiose e 600 giornalisti.