Il caso Ryanair? Un buon esempio di come funziona l’Italia. E di quello che si rischia tra qualche anno. In una lettera pubblicata sul Sole 24 Ore , un ex pilota della compagnia low cost irlandese, mette in evidenza come, quello che sta succedendo in Ryanair sia “un buon indicatore di cosa potrebbe accadere fra qualche anno in Italia”.
“I cittadini giovani, così come i dipendenti Ryanair non hanno fatto molto rumore negli ultimi anni. Non sono scesi in piazza, non hanno protestato. Hanno però fatto una cosa molto più radicale e grave: hanno votato con i piedi”.
Guardando al futuro, le prospettive appaiono decisamente non brillanti:
Una mattina si sveglieranno i pochi rimasti in Italia e si accorgeranno che i conti non tornano. I laureati e i diplomati che sono costati allo stato miliardi di euro non saranno rimpiazzabili da stranieri (che sono ben felici di andare a fare le vacanze in Italia, un pó meno di affittarsi casa nella capitale dove i mezzi pubblici sono inefficienti, le buche un rischio mortale e l’80% delle persone non capisce l’inglese).
Dichiarazioni che si aggiungono a quelle di un altro ex pilota della compagnia Ryanair, che in un’intervista al Secolo XIX di due giorni fa ha dichiarato a proposito della situazione di crisi in cui si trova la compagnia irlandese low cost, alle prese con raffiche di cancellazioni di voli per mancanza di personale:
“Hanno tirato troppo la corda, ora chi può scappa. La verità è che il caos in cui si trova ora Ryanair è dovuto all’alto numero di licenziamenti dei piloti. Da inizio anno se ne sono andati in centinaia. Sono più di mille nell’ultimo anno e mezzo. Sono scappati per le pessime condizioni di lavoro”.
Come spiega il pilota, che dalla scorsa estate ha abbandonato la compagnia irlandese, “Oltre alla fuga per cercare contratti migliori c’è chi è rimasto e ha fatto un ricatto all’azienda, chiedendo le ferie desiderate e minacciando altrimenti di andarsene”.
Sul fronte degli stipendi, il confronto con la concorrenza non regge:
“Molti sono andati in Norwegian, gli inglesi hanno scelto invece Jet2. I comandanti con più esperienza sono stati presi dalle compagnie aeree cinesi. Alcune sono basate in Europa e fanno contratti prestigiosi, anche da 30 mila euro al mese”
In Ryanair invece:
“chi è assunto direttamente dall’azienda e guadagna 7 mila euro al mese, ma si tratta di meno di un terzo dei piloti. E c’è chi lavora come autonomo, essendo legato a un’azienda interinale in Irlanda: in questi casi lo stipendio va dagli 8500 ai 10 mila euro, e la retribuzione è sotto forma di rimborso spese. Le cifre riguardano i comandanti, se parliamo invece di un primo ufficiale appena entrato il guadagno è dai 2 ai 4 mila euro”.