Ryanair: volano gli stipendi!
Per farsi comprendere dagli oltre quattromila piloti della intera compagnia di bandiera irlandese, l’amministratore delegato ha inviato una lettera raccomandata piena di scuse, di promesse e chissà cos’altro!
Aumenti di stipendi, premi fedeltà, giorni di malattia retribuiti, congedo di maternità e altre voci contrattuali di particolare interesse, con un futuro luminoso e prospettive di carriera inimmaginabili fino a ieri l’altro.
A mali estremi, estremi rimedi!
Questo ripensamento delle strategie aziendali sta ad indicare che la rotta della compagnia nella gestione del personale, addirittura del personale “piloti”, non era corretta.
E questo è successo mentre la Ryanair concorre nell’offerta pubblica di acquisto della nostra “Alitalia” o, ancora peggio, mentre l’intera Europa tenta di introdurre delle regole commerciali “antidumping” volto a proteggere il mercato interno dall’assalto del “Made in China”.
La tutela della concorrenza sleale è una esigenza di tutti per conservare un mercato libero ma è innegabile che la vicenda della Ryanair ci induce a qualche considerazione:
- Quando una compagnia estera manifesta interesse per l’acquisto o la partecipazione nel capitale di società italiane – soprattutto se trattasi di società a capitale pubblico anche solo in termini di Golden share – sarebbe opportuno chiedere una certificazione attestante la regolarità contrattuale e contributiva dei dipendenti;
- Quando una compagnia estera diventa maggioranza nel capitale di imprese italiane considerate strategiche, sarebbe il caso di imporre taluni obblighi o impegni anche di lungo priodo, avuto riguardo alla conservazione dei posti di lavoro, al miglioramento del know how, al pari di quello cha abbiamo assitito nella vicenda della Fincantieri con le autorità francesi;
- Insomma se l’Europa non è in grado di garantire certe scelte di gestione, sarà bene che lo facciamo da soli.
Chi fa per se, fa per tre!