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Saccomanni, aiuti a banche per dare scossa al credito

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MILANO (WSI) – Sconto fiscale alle banche per rimettere in moto il mercato dei prestiti. È l’ultima idea allo studio del ministro dell’Economa, Fabrizio Saccomanni. Che punta a rendere deducibili in un solo anno (al posto degli attuali 18) le perdite sui crediti, così da incentivare gli istituti a riaprire i rubinetti allo sportello. Dopo un primo ok all’assemblea dell’Abi e la conferma al Senato il 25 luglio, l’inquilino di via Venti Settembre ora fa sul serio e, secondo indiscrezioni, avrebbe già affidato ai suoi tecnici il compito di trovare la quadra sulle nuove misure anticrisi.

Il progetto voluto dall’ex direttore generale della Banca d’Italia mira a evitare un tremendo credit crunch: l’andamento degli impieghi, del resto, è in caduta libera e senza una scossa il rischio è strozzare definitivamente sia le famiglie sia le imprese. Il motore del credito è quasi inceppato e le rate non vengono più rimborsate regolarmente. Non a caso, le sofferenze sono arrivate a quota 135 miliardi di euro e zavorrano i bilanci delle banche. E la richiesta di maggiori accantonamenti avanzata lunedì da Bankitalia per coprire le potenziali perdite da crediti deteriorati rischia di comprimere ancora di più i margini per finanziare i clienti.

Saccomanni, perciò, sembra orientato ad accogliere la richiesta che il presidente dell’Assobancaria, Antonio Patuelli, aveva messo sul tavolo il 10 luglio scorso. Il progetto, al Tesoro, è ancora a livello embrionale e potrebbe vedere la luce solo dopo l’estate. Da escludere, come auspicavano invece alcuni esponenti delle banche, l’utilizzo di corsie preferenziali, in particolare emendamenti a decreti legge già all’esame del Parlamento. Molto più probabile un pacchetto ad hoc ragionato. Ovviamente, anche il destino di questo provvedimento è legato alla sorte del governo di Enrico Letta e al verdetto, in arrivo forse oggi, della Corte di cassazione su Silvio Berlusconi nel caso dei diritti tv Mediaset.

La camera di consiglio di piazza Cavour, comunque, non blocca i tecnici dell’Economia. Al ministero sarebbero in corso, infatti, le valutazioni sulla copertura finanziaria per gli sgravi tributari destinati all’industria bancaria. Con ogni probabilità, le agevolazioni saranno applicabili solo ai nuovi prestiti (magari anche con altri paletti), in modo da ridurre la necessità di fondi; per le svalutazioni relative ai vecchi finanziamenti, dunque, resterà operativa la deducibilità spalmata su 18 anni. Mentre il piano di Saccomanni, come già accennato, dovrebbe consentire agli istituti di alleggerire i bilanci con le perdite sui nuovi crediti in un solo anno. Ciò, tra altro, allineerebbe il sistema fiscale italiano a quello europeo, assai più favorevole.

Resta il nodo del gettito, che dovrebbe essere risolto con la realizzazione di una sorta di «modello matematico» che dimostri come grazie alla mini riforma si attiverebbe più di un nuovo flusso finanziario per le casse dello Stato. La concessione di nuovi prestiti farebbe anzitutto salire il gettito dericante dalle tasse in più che gravano sugli interessi.

Il maggior credito erogato dagli istituti, poi, farebbe da volano per la ripresa economica, favorendo un aumento delle entrate sia sul fronte delle imposte dirette (tasse sui redditi delle imprese) sia su quelle indirette (come l’Iva). Un ragionamento che fila, ma che va tradotto in numeri e tabelle. Fase nella quale l’Economia potrebbe chiedere aiuto agli esperti dell’Abi, per ora non coinvolti nelle valutazioni preliminari. Due i pilastri: «massimizzare la crescita potenziale degli impieghi» e «e limitare gli effetti sui conti pubblici» spiega una fonte vicina al dossier.

La misura, attesa da anni ai piani alti delle banche italiane, viene considerata strategica e decisiva per il settore. Nessun pressing su Saccomanni, tuttavia, in queste ore da parte dei banchieri. Patuelli gioca d’attesa. E incrocia le dita.

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