(Teleborsa) – Le previsioni indicano un incremento del peso dei beni intermedi (dal 27,3% del 2009 al 29,9% del 2014) e d’investimento (dal 40,7% al 41,5%) rispetto all’export italiano totale, a fronte di una graduale riduzione dell’incidenza dei beni di consumo. Anche le dinamiche di crescita saranno differenziate per settore industriale, con i beni intermedi – che guidano l’attuale ripresa (+16,4% nel 2010) – a registrare la crescita più veloce, seppure con un rallentamento nel prossimo biennio (+8,8%). La crescita dell’export dei beni di investimento sarà intensa: +10,4% nel 2010, +7,9% nel biennio 2011-12. Più contenuto l’incremento per i prodotti agricoli, con tassi di crescita di poco inferiori a quelli storici (+5,5% in media) e per i beni di consumo, che difficilmente registreranno tassi superiori al 5%. Sono i paesi emergenti con sistemi economici più avanzati, basi industriali consistenti e classi medie in crescita a trainare la ripresa del nostro export. In America Latina, la crescita complessiva delle esportazioni italiane segnerà un +14% medio annuo nel periodo 2010-2012, trainata da Brasile (+16,9%) e Cile (+11,1%). In Asia l’incremento sarà del 10%, con Cina e India in pole position (rispettivamente +13,1% e +12%), e Indonesia (+12,6%) e Malesia (+12,3%) a seguire. Turchia e Russia si confermano i mercati di punta dell’Europa Emergente, con una crescita nel triennio, rispettivamente, del 15,8% e dell’8,2%. Si prospetta un ruolo crescente per la Polonia (+7,1%) e la Repubblica Ceca (+8,3%). In Nord Africa l’export italiano registrerà un +7,6%, trainato soprattutto dalla domanda tunisina di beni intermedi; in Africa Sub-sahariana si segnalano invece le performance di Nigeria (+10%) e Sudafrica (+8,9%). Il Medio Oriente sconta gli effetti della bolla immobiliare. E’l’unica area in cui l’export italiano registrerà una crescita negativa nel 2010 (-2%) per poi riprendersi nel biennio successivo (+5,8%). Si confermano i mercati più dinamici l’Arabia Saudita (+4,6% nel triennio) e il Qatar (+4,9%). Nei mercati avanzati, il ritorno a livelli pre-crisi richiederà tempo, dovendo scontare il profondo calo della domanda. Vi sono però singoli mercati come Germania e Stati Uniti dove il nostro export continuerà a crescere a tassi favorevoli (rispettivamente dell’8,3% e del 7,7%). I beni intermedi anticipano i segnali di ripresa del ciclo industriale. In media, nel triennio 2010-2012 l’export in questo comparto registrerà un incremento significativo (+11,3%), grazie soprattutto alla performance del settore estrattivo (+13,9%) e della chimica-farmaceutica (+12,3%). Più lenta ma più duratura, la ripresa dei beni d’investimento, per i quali la domanda globale raggiungerà il suo massimo nel biennio 2012-2013, con il completo recupero del ciclo degli investimenti nei mercati avanzati. Le esportazioni italiane in questo comparto registreranno un incremento medio dell’8,7% nel 2010-2012 e, in particolare, del 6% nel comparto della meccanica strumentale, nel quale l’Italia si conferma il quarto player mondiale con una quota di mercato del 9%. Per quanto riguarda i beni di consumo del Made in Italy più tradizionale (prodotti alimentari, moda e arredamento) la crescita sarà complessivamente più moderata (+4,9%), ma con risultati al di sopra della media nei mercati emergenti “avanzati”: qui alimentari e bevande segneranno un +6,4% nel 2010-2014, i mobili un + 7,3% e la moda un +6,7%. In quest’ultimo settore le migliori opportunità saranno per i beni di fascia medio-alta, dove l’Italia risente meno della concorrenza internazionale, specialmente asiatica. Nel tessile e abbigliamento la crescita dell’export non supererà il 5% ma la ripresa premierà le imprese che avevano avviato, prima della crisi, processi di ristrutturazione e quelle del “lusso accessibile”.