MILANO (WSI) – Forte scivolone per il titolo Saipem, che, sulla scia del profit warning lanciato lo scorso venerdì, prima non riesce a fare prezzo, poi segna un crollo fino a -25%. La controllata di Eni continua a sorprendere gli investitori con dichiarazioni shock, che non lasciano presagire nulla di buono per il suo futuro.
Immediata la reazione degli analisti: Credit Suisse ha tagliato il target price da 23 a 16 euro con rating “underperform”, lasciando intendere che il titolo farà peggio del mercato. Société Générale ha un sell per Saipem.
Da segnalare che il titolo Saipem ha perso -50,70% in un anno; a sei mesi ha fatto -46,88%, in un mese -28,20%. Eni è in guadagno +1,73% in un anno, -9,19% performance a sei mesi, e -12,41% in un mese. (dati Borsa italiana).
L’allarme utili è il secondo nel 2013; il primo avvenne lo scorso gennaio, quando la società di trivellazione rivide al ribasso l’outlook sugli utili pre tasse – 6%, a circa 1,5 miliardi di euro. L’Ebit venne visto in contrazione a circa 750 milioni a fine anno. Quel giorno, le quotazioni registrarono un tonfo teorico -46%, poi persero fino a -36%, segnando la flessione più forte almeno dal dicembre del 1988.
Questa volta, complici le difficoltà che il gruppo sta incontrando in Algeria ma anche in Messico e in Canada, Saipem ha tagliato le previsioni per il 2013; annunciata la riduzione dell’outlook sull’Ebit 2013 “di un importo compreso tra 650 milioni di euro e 750 milioni di euro di cui circa il 50% della riduzione prevista è relativa alle attività in Algeria”. Il risultato netto è dunque atteso in perdita a un livello tra -300 milioni di euro e -350 milioni di euro.
I guai di Saipem e di Paolo Scaroni, amministratore delegato di Eni, non si riassumono però certamente solo nella parola “profit warning”. Il mercato guarda anche all’inchiesta della Procura di Milano su un presunto giro di tangenti, legate all’appalto da 580 milioni di dollari che la società aveva incassato nel 2009, dopo un accordo con l’algerina Sonatrach per la costruzione del terzo lotto del gasdotto Gk3.
Coinvolto l’ex amministratore delegato di Saipem Pietro Franco Tali, dimessosi a dicembre, raggiunto da un avviso di garanzia. Lo scandalo è stato tale da portare i fondi a spingere per lo scorporo dell’azienda.
Saipem fa parte anche di quelle società su cui più spesso si sono concentrate le attenzioni per l’intreccio lobby-stato: basti pensare che proprio Franco Tali – che si è dimesso lo scorso 5 dicembre – ha incassato nell’intero 2012 quasi 7 milioni di euro. Tanto ha preso il manager del gruppo pubblico, in quanto controllato dall’Eni, che a sua volta fa capo al ministero del Tesoro.
Da febbraio di quest’anno, nel mirino della giustizia è entrato anche Paolo Scaroni.
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