L’Islanda ha introdotto una nuova legge che impone la parità di genere assoluta nelle retribuzioni. Nel dettaglio, la norma impone l’equo compenso in ogni azienda dai 25 dipendenti in su e nelle istituzioni pubbliche. Ognuna di queste realtà dovrà ottenere una certificazione governativa delle sue politiche di parità salariale. Chi non riesce a dimostrarla sarà multato. Le autorità faranno controlli sistematici per assicurare che non ci siano violazioni.
In questo modo il governo dell’Islanda ha deciso di far fronte a una disuguaglianza presente in quasi tutti gli Stati del mondo. Nell’Unione europea le donne guadagnano in media il 16% in meno all’ora rispetto agli uomini. Secondo i dati Eurostat, l’Italia è uno degli Stati dove il divario di salario fra uomini e donne è più basso, insieme al Lussemburgo e alla Romania. In media le donne guadagnano il 5,5% in meno rispetto agli uomini.
L’Islanda è considerato nelle classifiche del World Economic Forum il Paese con più parità di genere del mondo. Per venti degli ultimi 50 anni ha avuto una presidente donna e quasi la metà dei membri del parlamento sono donne. Le lacune legislative sulla parità di genere nel campo della salute e dell’istruzione sono state colmate molti anni fa.
Far applicare la legge spetterà ora al governo al potere da novembre 22017, una coalizione fra Verdi di sinistra, indipendentisti e progressisti di destra, guidata dalla leader dei Verdi Katrin Jacobsdottir. Il governo prevede di eliminare del tutto il divario salariale nel Paese entro il 2020. Secondo Saadia Zahidi, del World Economic Forum, in un’economia piccola come quella islandese il capitale umano è prezioso e non si vuole sprecare quello delle donne. Per questo è stato semplice introdurre il nuovo provvedimento.