La proposta di un salario minimo a 9 euro lordi l’ora per i lavoratori italiani, caldeggiato dai Cinque Stelle per risalire nella china dei sondaggi, viene bocciato dall’Ocse e dall’Istat. Se fissato a questa cifra, ha spiegato ieri l’economista dell’organizzazione con sede a Parigi Andrea Garnero, sarebbe al momento “il più elevato tra i Paesi Ocse” e “anche della maggioranza dei contratti collettivi esistenti”.
L’economista dell’Ocse ha fatto una panoramica della situazione internazionale, ricordando che il 77% dei Paesi industrializzati (area Ocse e Ue) ha una misura di questo tipo. Ma, ha avvertito, in Italia non c’è il “Far West”, visto che ci sono quasi 900 contratti collettivi che coprono la stragrande maggioranza dei lavoratori dipendenti. Il problema per Garnero è che “non sono sempre rispettati”. Tanto che la quota dei sottopagati sarebbe pari al 12%.
In questo situazione, il salario minimo, secondo l’economista, “è uno strumento legittimo”, ma “non è la soluzione alla questione salariale italiana o ai problemi del mercato del lavoro italiano”. Quanto alla cifra dei 9 euro lordi, per l’esperto dell’Ocse si tratta di una soglia “molto alta”.
Una bocciatura alla misura è arrivata anche dall’ISTAT che stima in 4,3 miliardi l’aggravio per le imprese. Ammontare che salirebbe addirittura a 6,7 miliardi secondo le proiezioni dell’Inapp.
“L’analisi dell’impatto dell’incremento retributivo medio annuo stimato sugli aggregati economici delle imprese con dipendenti (circa 1,5 milioni) consente di evidenziare un aggravio di costo pari a circa 4,3 miliardi complessivi, che, se non trasferito sui prezzi, porterebbe a una compressione di circa l’1,2% del margine operativo lordo” ha spiegato il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, parlando ieri degli effetti di un salario minimo a 9 euro lordi, in audizione alla Camera.
Non solo. Anche lo Stato, certificano sia l’Istat che l’Aran, pagherebbe il conto, visto che per svolgere determinati servizi si rivolge al mercato, ovvero a imprese con dipendenti a carico. La ricaduta sulle casse pubbliche della PA viene calcolata in 700 milioni, precisamente 698 milioni di euro.
Intanto il provvedimento per fissare una soglia minima, pari a 9 euro lordi, è vicino a un passaggio cruciale al Senato. Oggi dovrebbe iniziare l’esame degli emendamenti in commissione. Ma è alla Camera che vanno in scena nuove audizioni e soprattutto escono nuovi numeri.
Ieri con un post su Facebook, il vicepremier Luigi Di Maio era tornato ad insistere sul tema.
“Il salario minimo si farà, perchè è nel contratto! E perchè già esiste in molti Paesi europei!”, aveva scritto. “Nella legge Catalfo (M5S) prevediamo di fissare per legge una soglia di almeno 9 euro lordi l’ora al di sotto della quale non si può scendere. In sostanza, contratti da 3 o 4 euro l’ora come se ne vedono oggi non saranno più consentiti, perchè 3 o 4 euro l’ora non è lavoro, è schiavitù”.