Economia

Salario minimo, immigrazione: le ricerche degli economisti che hanno vinto il Nobel

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Un premio Nobel nel segno dell’economia sociale. È quello assegnato ieri dall’Accademia reale svedese delle Scienze, che ha assegnato il Premio Nobel per l’economia 2021 al canadese David Card, all’israelo-statunitense Joshua D. Angrist e all’olandese-statunitense Guido W. Imbens. Al primo, che insegna a Berkeley, per “il suo contributo empirico alla ricerca economica del mondo del lavoro”. A Angrist e Imbens, rispettivamente docenti al Mit e ad Harvard, per “i loro contributi metodologici alle analisi di correlazione causale”.

Tre economisti che con la ricerca empirica hanno smontato la credenza, in voga fino ai primi anni ’90, secondo cui il reddito minimo per legge, tema attualissimo, rischia di colpire l’occupazione, o l’afflusso di immigrati fa crollare gli stipendi dei ‘nativi’ a bassa specializzazione. E, allo stesso tempo, hanno stabilito con certezza che le risorse investite nella scuola sono decisive sul futuro degli allievi.

“Attraverso esperimenti sul campo, David Card ha analizzato gli effetti del salario minimo, dell’immigrazione e dell’educazione sul mercato del lavoro”, spiega in una nota l’Accademia. “I suoi studi dei primi anni 90 hanno sfidato la saggezza convenzionale, portando a nuove analisi e ulteriori intuizioni”. “I dati degli esperimenti sul campo sono difficili da interpretare”, scrive l’Accademia svedese. “A metà degli anni ’90, Joshua Angrist e Guido Imbens hanno risolto questo problema metodologico, dimostrando come dagli studi sul campo si possono trarre conclusioni precise su causa ed effetto”.

Un esempio è lo studio che mostra, confrontando i fast food in New Jersey e Pennsylvania, che l’aumento del salario minimo in New Jersey non aveva affatto diminuito gli occupati.

O quello, del 1996, che dimostrò numericamente quanto le risorse assegnate a una scuola e gli anni di frequentazione possano essere determinanti per il reddito futuro di un allievo.

Infine il paper di Card che – studiando l’esodo dei ‘Marielitos’ che nel 1980 fece sbarcare in pochi mesi 125.000 cubani in Florida aumentando del 7% la forza-lavoro – trovo’ un impatto “virtualmente nullo” sugli stipendi degli occupati, cosi’ come sulla disoccupazione dei residenti.

Ricerche che – come ha spiegato Eva Moerk, economista e membro del comitato che ha assegnato il Nobel – attraverso un “lavoro da detective sul campo” hanno dimostrato che “il salario minimo non è correlato a un calo dell’occupazione” e che “i lavoratori nativi possono persino guadagnare dall’immigrazione”.