Sale la tensione sul fronte della guerra in Ucraina, dopo le ultime minacce del presidente russo Vladimir Putin. Anche la Cina, finora la più vicina alleata del Cremlino, sembra a questo punto volersi smarcare da quella che appare una situazione sempre più rischiosa in termini di possibili sviluppi del conflitto.
La tesa riunione del Consiglio di sicurezza alle Nazioni Unite, andata in scena ieri a New York, ha messo di fronte le diplomazie più importanti al mondo, e indicato un nuovo scenario: se gli Stati Uniti, attraverso il segretario di Stato Antony Blinken, hanno ribadito la linea dura nei confronti di Mosca, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha rilanciato il piano di “denazificazione” dell’Ucraina.
Ma in mezzo c’è stata la posizione di Pechino, che ha lanciato un messaggio chiaro: “La Cina non starà a guardare né aggiungerà benzina sul fuoco, continuando a svolgere il proprio ruolo a modo suo. Allo stesso tempo – si legge in una nota di Pechino – sosteniamo l’Ue e i principali Paesi europei a continuare a mediare e a fare ogni sforzo per la pace”.
Parole che si aggiungono a quelle del ministro degli Esteri Wang Yi che, incontrando l’omologo polacco Zbigniew Rau a margine dell’Assemblea dell’Onu di New York, ha detto che la situazione in Ucraina “mostra un trend in espansione e di lungo termine, con effetti di contagio negativi sempre più gravi che la parte cinese non vuole vedere: le priorità sono il cessate il fuoco e la fine della guerra”.
L’Europa pensa a nuove sanzioni
Tensione alle stelle dopo le minacce di Putin
Ricordiamo che le situazione in Ucraina, già critica, ha assunto contorni ancora più preoccupanti dopo le ultime minacce di Vladimir Putin. Il leader del Cremlino nel suo ultimo discorso di pochi giorni fa, ha chiamato alle armi 300 mila uomini che hanno già servito nell’esercito, con esperienza di combattimento e specializzazioni, “in difesa del Paese” e ha avvalorato la proposta di referendum per l’annessione alla Russia delle quattro aree occupate dall’esercito russo in Donbass e nell’Ucraina meridionale. Ma Putin ha toccato anche il tema dell’uso delle armi atomiche, accusando l’Occidente di usare l’argomento per tenere la Russia “sotto ricatto. Sappiano che le abbiamo anche noi, tante armi. Siamo pronti a usare ogni risorsa per difendere il nostro popolo”.
E alle parole sono seguiti i fatti. Oggi sono stati aperti nella Kamchatka, nell’estremo oriente russo, i primi seggi elettorali per l’annessione alla Russia dei territori occupati in Ucraina. Lo ha annunciato la Tass precisando che in quest’area si trovano numerosi sfollati dalle repubbliche autoproclamate di Donetsk e Lugansk e delle regioni di Kherson e Zaporozhye, in Ucraina. “Quattro seggi elettorali sono stati aperti presso i rifugi temporanei per gli sfollati e resteranno aperti fino al 27 settembre”, ha detto la commissione elettorale della Kamchatka. Il 27 settembre apriranno i seggi elettorali nella vicina regione di Chukotka, dove si trovano circa 160 sfollati. Circa 60 di questi – secondo la Tass – avrebbero dichiarato l’intenzione di ottenere la cittadinanza russa.
L’Estonia richiama i riservisti
Come risposta ad un clima sempre più teso, il Governo estone ha richiamato i riservisti e i membri della Lega di Difesa per una sessione straordinaria di esercitazioni. Lo ha annunciato ieri la prima ministra Kaja Kallas durante un discorso alla Nazione trasmesso dalle reti televisive nazionali. Kallas ha sottolineato che la nuova fase della guerra in Ucraina non pone, al momento, “minacce dirette per l’Estonia”. Ciò nonostante, ha continuato il Primo ministro, “capacità di difesa significa prontezza e coscienza che, in un momento di crisi, sappiamo esattamente cosa fare”.