Sono le due parole che definiscono l’edizione 2019. Ne parliamo con il presidente Claudio Luti
A cura di Massimiliano Volpe e Margherita Calabi
Claudio Luti, presidente di Kartell e Salone del Mobile
Dottor Luti, quali saranno le novità della 58esima edizione del Salone del Mobile?
«Il Manifesto del Salone del Mobile, patto d’intenti con cui abbiamo voluto chiamare a raccolta le forze che possono fare rete per il futuro della manifestazione e della città, si arricchisce di una nuova parola. Si tratta di ingegno: vocabolo che da un lato rende omaggio a Leonardo da Vinci nel cinquecentenario della sua morte e dall’altro valorizza l’intelligenza come principio di creatività, senso del talento, geniale abilità nel fare e nel pensare. In linea con questa scelta presenteremo due installazioni: Aqua. La visione di Leonardo, a cura di Marco Balich, presso la Conca dell’Incoronata, e DE-Signo. La cultura del design italiano prima e dopo Leonardo, a cura di Davide Rampello, presso il Padiglione 24. All’interno della fiera le principali novità sono l’inedita modalità espositiva di Workplace3.0, che quest’anno vedrà i brand dell’ufficio distribuiti nei vari padiglioni a sottolineare la progressiva ibridazione degli ambienti casa/lavoro, e il nuovo evento S.Project, che aggrega aziende appartenenti a diverse categorie merceologiche, alcune delle quali per la prima volta al Salone. Invariato il format di Euroluce, che con i suoi quattro padiglioni dedicati all’esplorazione di tutte le frontiere dell’illuminazione si conferma la fiera internazionale di riferimento del mondo della luce».
Lo stand Walter Knoll al Salone del Mobile 2018
Come si è evoluta negli anni la manifestazione milanese?
«Il Salone del Mobile, nato nel 1961 con l’obiettivo di promuovere il business, la cultura e le esportazioni del settore, si è trasformato progressivamente in un’esperienza globale in grado di attrarre a Milano, in una sola settimana, oltre 300.000 persone e di esercitare una orza centripeta che stimola nuovi progetti e attrae risorse. Lungi dall’essere solo un appuntamento commerciale, si qualifica come un’esperienza a 360 gradi che mette in relazione tutto ciò che concerne il progetto, generando occasioni di dialogo tra il mondo dell’impresa, i creativi, gli operatori della comunicazione e della cultura. Per questa ragione ci sembra sempre più importante muoverci in sinergia con tutti gli attori che possono aiutarci a far crescere quello che è riconosciuto come un unicum nel suo genere, capace di generare un valore che va ben oltre la settimana del design e che influisce in maniera permanente sulla vita della città. Questo ci ha portati a stringere un legame ancora più profondo con le istituzioni, come dimostra la scelta di legare i momenti chiave del Salone di quest’anno – ovvero, la conferenza stampa di anticipazione, la serata inaugurale e quella di chiusura della fiera – rispettivamente alla Triennale, alla Scala e a Palazzo Marino».
Lo stand Pedrali Home al Salone del Mobile 2018
Qual è in questo momento il comparto più dinamico nel mondo dell’arredamento?
«L’intero sistema arredo continua a essere l’emblema del dinamismo, sebbene in maniera diversa dagli esordi. Oggi le sfide sono altre: data per assodata la necessaria riflessione sull’impatto ambientale, la partita si gioca sul continuare a produrre innovazione e sul riuscire a essere presenti nei nuovi mercati, ragioni per cui abbiamo investito sulle edizioni di Mosca e a Shanghai. Pensando a questa specifica edizione possiamo sottolineare la grande vitalità del mondo dell’illuminazione, con la sua attitudine a esplorare nuove frontiere nella ricerca di efficienza energetica, alla sostenibilità e alla riduzione dei costi».
Che impatto ha il Salone del Mobile nel mondo del design e dell’arredamento italiano?
«È una sorta di grande catalizzatore: oltre a generare contatti e business trasmette positività, entusiasmo, intraprendenza. Le aziende che lavorano e progettano sono orgogliose di investire nell’evento che sarà al centro dell’attenzione mondiale; gli architetti e i designer concentrano la loro creatività con l’obiettivo di esprimerla al Salone, i professionisti della comunicazione amplificano i risultati di tutte le attività connesse alla filiera. L’intero sistema contribuisce alla realizzazione di un progetto che, a sua volta, trasferirà altra emozione ed empatia, innescando la catena virtuosa design/prodotto/qualità/innovazione/città/valore che rappresenta l’unicum del Salone di Milano».
Lo stand Seletti al Salone del Mobile 2018
Che riscontri avete ottenuto dalle edizioni in Cina e in Russia?
«In entrambi i casi molto positivi. Per sostenere al meglio il processo di internazionalizzazione intrapreso, abbiamo investito sul format allestitivo, su nuovi momenti d’incontro tra gli operatori e su uno stretto rapporto con l’Istituto del Commercio Estero e le istituzioni. I risultati ci hanno dato ragione.
Il mercato cinese è in forte crescita e il consumatore, che ha alle spalle una storia manifatturiera simile
alla nostra, si è rivelato entusiasta e attento alla produzione originale e di qualità. Allo stesso modo, il Crocus Expo di Mosca ha premiato le aziende espositrici che hanno continuato a investire in un mercato strategico che ama l’Italia e chiede sempre di più».
Quali sono i più interessanti campi di ricerca del design oggi?
«Quelli che hanno a che vedere con la qualità sostenibile, espressione che indica la capacità di controllare tutti i fattori del processo produttivo: dal disegno allo sviluppo industriale, dal piano economico
al processo di marketing e di comunicazione fino al servizio post-vendita. Fare design, oggi, impone di pensare al domani, alla sua sostenibilità, mantenendo standard di qualità riconosciuti universalmente e pensando a oggetti che durino nel tempo».
L’articolo è stato pubblicato sul numero di aprile del magazine Wall Street Italia.