Al massimo 39 ore la settimana. E’ questo, secondo una ricerca australiana, il numero giusto delle ore settimanali di lavoro. Lo studio, messo a punto da un’università australiana, ha analizzato un campione di australiani di età compresa tra i 24 e i 65 anni.
Risultato: le donne, in particolare, dovrebbero valutare l’idea di ridurre le ore lavorative, a causa delle pressioni a cui fanno fronte, sia in ambito familiare che nel luogo di lavoro.
Così Huong Dinh, del dipartimento Salute presso la Australian National University:
“Le lunghe ore di lavoro erodono la salute fisica e mentale delle persone, che ha meno tempo per mangiare bene e per prendersi cura di loro stesse in modo appropriato”.
Per le donne, il limite di ore settimanali di lavoro dovrebbe essere ridotto secondo il ricercatore fino a 34.
“Nonostante il fatto che le donne, in media, siano qualificate quanto gli uomini, vengono pagate di meno e hanno meno autonomia. In più, dedicano più tempo ai lavori domestici. Viste le pretese superiori a cui fanno fronte, per le donne è impossibile lavorare lunghe ore, senza mettere a rischio la loro salute”.
A livello globale, le ore settimanali di lavoro sono state fissate a una media di 48.
E se dall’Australia il consiglio è quello di ridurre le ore di lavoro settimanale, dalla Svezia arriva una proposta che sta facendo discutere non poco: quella avanzata da Per-Erik Muskos, consigliere comunale della città di Överto, secondo cui agli svedesi dovrebbe essere concessa un’ora di pausa dal lavoro, per consentire loro “di andare a casa e fare sesso con i loro partner”.
Proprio la Svezia ha fatto notizia quando, nel 2015, ha lanciato il progetto pilota della giornata lavorativa di sei ore. I dipendenti di Toyota presso il centro di Gothenburg, la seconda città più grande in Svezia, avevano confermato di essere più felici e anche di assistere a una crescita maggiore dei profitti, grazie a una simile iniziativa adottata 10 anni prima.
A tal proposito, da segnalate che gli svedesi hanno 25 giorni di giorni festivi all’anno, con i genitori che hanno diritto a 480 giorni da dividere tra loro due dopo la nascita o l’adozione di un bambino.
Ben diversa la situazione in Giappone, la cui società fa i conti con la piaga delle ore eccessive di lavoro e con fenomeni di workaholism che hanno portato anche alla morte.
Ma le cose starebbero cambiando anche lì, visto l’annuncio del numero uno di Panasonic, Kazuhiro Tsuga, che ha lanciato praticamente uno slogan: “Siate efficienti e meno occupati”, invitando i dipendenti a non lavorare troppo e a non rimanere in ufficio oltre le ore 20.
Ancora prima, la stessa Panasonic aveva introdotto, nel 1965, la settimana lavorativa di cinque giorni, sotto l’egida del suo fondatore Konosuke Matsushita.
Il Giappone in generale sta prestando maggiore attenzione al fenomeno del workaholism, dopo i casi di diversi lavoratori deceduti a causa di attacchi ischemici o infarti provocati dalle ore eccessive di lavoro , dallo stress e della conseguente mancanza di sonno. Diversi studi vengono compiuti ormai sulla morte per eccesso di lavoro, in giapponese karōshi.