Per il Vecchio Continente “è auspicabile una sanità più equa, ma si tratta innanzitutto di una scelta politica”. E’ quanto ha detto Francisco H. G. Ferreira, Senior Adviser del Development Research Group della Banca Mondiale, al Fatto Quotidiano, sottolineando che la situazione del Vecchio Continente è piuttosto delicata anche in tema di salute e di disuguaglianze.
Per il ricercatore, il tema centrale restano i vincoli di bilancio dei diversi Stati.
Sono loro che impongono alla politica di fare delle scelte che incidono sul benessere della collettività attraverso le stesse caratteristiche di base e la stessa offerta del servizio sanitario. In queste scelte, “il profilo economico si intreccia con le differenze socio economiche e demografiche, non garantendo equità”.
Per questa ragione il ricercatore ritiene che la soluzione migliore per la sanità di uno Stato sia un sistema “ibrido”, dove il pubblico deve offrire un pacchetto minimo di servizi sanitari.
Il problema, secondo Ferreira, è definire cosa inserire nel pacchetto di base e come offrire i servizi a tutti:
“Ci sono trattamenti, anche diagnostici, che sono molto costosi. Come si possono offrire a tutti? Non c’è una sola risposta a questa domanda. Ogni società risponde in maniera diversa. Il rischio è però che si accentuino le disuguaglianze”, specifica l’economista.
Il suggerimento per il Vecchio continente è
“ritrovare un circuito positivo altrimenti nella spirale negativa di ridimensionamento della classe media e revisione – al ribasso – del contratto sociale, non si fa altro che andare verso un aumento delle disuguaglianze. Un fatto che inevitabilmente porta anche ad una maggiore instabilità politica”.