Lo scorso febbraio Banco Santander aveva irritato gli investitori con il mancato esercizio dell’opzione call sul suo CoCo Bond da un miliardo e mezzo di euro. È stata una decisione inconsueta, scioccante per i mercati, che ha ricordato agli investitori che i Bond possono talvolta riservare cattive sorprese.
Il Coco Bond in questione è un’obbligazione perpetua che paga una cedola del 6,25% e che di norma viene rimborsata entro una data stabilita. L’esercizio dell’opzione è dato per scontato da investitori e risparmiatori ed è stata la prima volta che in Europa essa non viene attivata nel caso di emissioni di questo tipo. La banca spagnola, si era detto, avrebbe trovato più conveniente continuare a pagare queste cedole, piuttosto che affrontare una nuova emissione a tassi ritenuti non convenienti. È l’ennesima conseguenza delle distorsioni di mercato create dalle politiche straordinarie delle banche centrali.
CoCo Bond: perché Santander è tornata sui suoi passi
Santander, una delle principali banche europee, è ritornata su suoi passi questa settimana, quando un CoCo Bond analogo denominato in dollari verrà rimborsato agli investitori. Un tentativo di calmare gli animi o una logica studiata sin dal principio? Secondo il commentatore di Bloomberg Marcus Ashworth, interpretare la mossa di questa settimana come il colpo alla botte, dato dopo quello al cerchio, sarebbe sbagliato.
“Primo: il mercato CoCo denominato in dollari è una bestia molto diversa dalla sua controparte in euro; gli obbligazionisti americani non hanno alcuna aspettativa che gli emittenti rimborseranno in automatico il titolo”, scrive il commentatore.
“In secondo luogo, e più importante, mentre per Santander era economicamente ragionevole non riscattare il bond da 1,5 miliardi di euro, è vero il contrario con il CoCo bond in dollari: costerebbe più alla banca mantenere il prestito ibrido. Alla data di scadenza del 19 maggio, l’obbligazione sarebbe passata dalla cedola fissa a un tasso variabile. Ciò avrebbe aumentato la cedola a circa il 7,2%, rispetto al 6,375%, che è superiore a quello che probabilmente pagherebbe per il finanziamento sostitutivo”.
La logica, insomma sarebbe puramente economica e, pertanto, invita alla riflessione quegli investitori europei che finora avevano dato per scontato il rimborso dei perpetual contingent convertible alla prima data disponibile.