Mentre sul piano internazionale l’Italia è allineata agli alleati occidentali nel sanzionare la condotta di Vladimir Putin in Crimea il mondo del business, con il benestare della politica, continua a fare il possibile perché i legami con la Russia restino stretti.
“Nella situazione attuale, nella quale le questioni politiche sono così variegate, i legami del business dovrebbero essere una priorità. Le società dovrebbero fare lobbying [sui politici] per mettere sul tavolo gli impatti dannosi che al momento si sono verificati”, ha dichiarato Romano Prodi sulle sanzioni inflitte a Mosca, nel corso della Italian-Russian business conference organizzata a Verona dalla Confindustria lo scorso 24 ottobre. All’incontro hanno partecipato alcuni fra i più grossi nomi del capitalismo italiano, da Intesa Sanpaolo a Eni, e ha testimoniato come i legami fra il nostro Paese e quello che nel 2014 ha occupato illegalmente l’Ucraina restino ancora molto forti. E all’evento era presente anche il governo, con la partecipazione della sottosegretaria alla presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi.
A dare conto dei punti salienti della conferenza è un articolo del Financial Times che fotografa un ambiente economico finanziario tricolore deciso a non mollare i legami con il Paese che resta, tuttora, il secondo partner commerciale italiano in Europa e il quarto nel mondo. Secondo un dirigente italiano di alto livello, raggiunto dal Ft in condizione di anonimato, l’elevata affluenza delle imprese russe alla conferenza veronese ha indicato come l’Italia resti “uno dei pochi posti in Europa dove la Russia ha ancora le porte aperte per fare conoscenze e affari”.
“Le sanzioni sono illegali e sono state imposte per ragioni ideologiche” ha dichiarato a Verona il presidente di Intesa Sanpolo per la Russia, Antonio Fallico. “ E’ giunto il momento di fare qualcosa di tangibile e concreto. . . dobbiamo lavorare passo dopo passo e continuare a rafforzare la nostra cooperazione economica [con la Russia] e renderla più efficace e feconda “, ha dichiarato, invece, Emma Marcegaglia, presidente del gruppo Eni, “questo è il modo migliore per incoraggiare i politici a prendere decisioni che a lungo termine saranno a beneficio dell’Europa e della Russia”.
A testimonianza del rapporto stretto tra Russia e Italia, il Ft ha ricordato come Eni e Saipem siano rimaste fra i partner più attivi nei progetti di trivellazione con le imprese russe, mentre, in seguito alle sanzioni, i “big” come ExxonMobil, Royal Dutch Shell, Statoil e BP “hanno tutte congelato i progetti in Russia… e molte banche americane e europee hanno cessato i finanziamenti a partire dal 2014”.