Sanzioni Usa, Credit Suisse precisa: asset russi riclassificati, non congelati
Credit Suisse è stata costretta a riclassificare asset legati alla Russia per un valore complessivo pari a circa 5 miliardi di franchi svizzeri (5 miliardi di dollari) per evitare di incorrere nelle sanzioni Usa.
“Credit Suisse collabora con le autorità internazionali ovunque svolga il suo business per garantire il rispetto delle sanzioni, comprese quelle che coinvolgono la Russia”, ha detto un portavoce della banca, che gestisce 370 miliardi di franchi in attività di private banking.
In un primo momento i media avevano reso noto che si trattava di un “congelamento” degli attivi in questione, ma la banca ha precisato che alla luce delle misure coercitive statunitensi contro Mosca e date le restrizioni Usa in materia di regolamenti, la banca ha riclassificato alcuni documenti che sono stati interessati dalle sanzioni in “Asset sotto custodia” e non più “Asset in gestione”.
“La riclassificazione dei documenti, pertanto, non rappresenta un congelamento di attivi“, precisa Credit Suisse in una nota in cui si precisa inoltre che i clienti che non sono stati sanzioni non hanno subito alcuna conseguenza dalla modifica della classificazione”.
L’operazione conclude l’istituto svizzero, non ha portato e non porterà perdite finanziarie e non prevede che si faccia ricorso a nuovi accantonamenti. La banca, inoltre, continuerà a fare affari con la Russia e a monitorare attentamente la situazione.
In termini più generali, chiosa la banca nella nota, “possiamo aggiungere che Credit Suisse collabora con le autorità di controllo internazionali in tutti gli affari che conduce” per assicurare una compliance senza sbavature, anche nel caso delle recenti sanzioni economiche che hanno colpito aziende e oligarchi russi.