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Sbalzi improvvisi a Milano: rendimenti in area critica

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Milano – Piazza Affari chiude in progresso una seduta caratterizzata da sbalzi notevoli per il caos sulla situazione politica italiana. Dopo un avvio in ribasso, la borsa si e’ infiammata al rialzo sulle voci delle dimissioni imminenti del premier Silvio Berlusconi, mentre sui Btp si e’ registrata un’inversione della curva dei rendimenti a lungo e breve termine, ulteriore segnale di allarme. Intanto si segnala il quarto intervento della Bce sul secondario epr acquistare debito italiano.

Smentite le speculazioni dallo stesso primo ministro, i listini perdono l’abbrivo solo brevemente prima di ripartire con decisione nel primo pomeriggio. Il Ftse Mib, che era arrivato a guadagnare fino al 3,1% in scia alle speculazioni sulla caduta del governo, chiude in progresso dell’1,32% in chiusura. Mediobanca, Fondiaria Sai e Azimut sono i migliori titoli del settore finanziario. Intesa Sanpaolo fa +2,8%, mentre MPS si muove in controtendenza in rosso del 4,28%, Ubi cede lo 0,3%.

La tensione sul mercato dei titoli di stato si e’ riacuita di nuovo. Lo spread Btp/Bund si e’ mosso nuovamente in risalita dopo la smentita, attestandosi in chiusura quota 484 dai precedenti 471 punti. l rendimento del decennale del Tesoro sale al 6,625% e ora vale meno del titoli di stato a cinque anni, il cui tasso di interesse si attesta sul finale di seduta al 6,633%: va interpretato come un ulteriore segnale di allarme.

Nelle prime ore della mattinata, prima che si diffondessero i rumor sulla ritirata del premier, il rendimento dei decennali era salito fino al 6,65% e lo spread fino a quota 488, ai massimi storici, mettendo così in evidenza il crollo del prezzo e il piu’ forte rialzo di tassi sui titoli di stato italiani degli ultimi 12 anni, cioe’ dall’introduzione dell’euro nel 1999.

“L’area e’ considerata quella critica che prevede un piano di salvataggio”, dice a Marketwatch Kathleen Brooks, research director di Forex.com. I credit default swap, intanto, sono cresciuti in generale nell’area euro. Quelli italiani salgono di 25 punti a quota 517. In Spagna +3 punti a 397, in Portogallo +16 a 1055, in Irlanda l’area e’ rimasta a 730, stabile anche la Grecia a 59,5. Sorprende il rialzo della Germania (+3,5 a 89) e della Francia (+5 a 184).

Se i rumor – e le loro smentite – sulle dimissioni del premier riescono ad avere un effetto placebo momentaneo sui BTP, nessuna efficacia sembrano invece avere gli acquisti dei titoli di stato da parte della Bce: da segnalare inoltre che i tassi sui bond italiani rimangono più alti di circa 110 punti base, rispetto a quelli dei titoli di stato spagnoli, che viaggiano al 5,604%.

Ora, se Berlusconi decidesse di gettare la spugna, i mercati finanziari europei e mondiali, in sostanza, avrebbero ciò che stanno chiedendo da settimane, se non da mesi. Per questo motivo, in concomitanza con le indiscrezioni sulle imminenti dimissioni del premier, Piazza Affari ha subito esultato, con il Ftse Mib che è salito fino a +3% e i titoli bancari schizzati immediatamente verso l’alto. Ma ora l’indice dimezza quasi i guadagni.

E’ sempre più chiaro l’effetto che il premier ha i suoi mercati. D’altronde, mentre lo scorso venerdì Silvio Berlusconi parlava, nel corso di una conferenza stampa indetta in occasione del G-20 di Cannes, con a fianco il ministro dell’economia Giulio Tremonti, Piazza Affari perdeva più del 3% e i BTP venivano di nuovo attaccati da forti sell off.

Intanto l’Italia è sempre più osservata speciale dell’Fmi (i cui ispettori arriveranno nel paese entro la fine del mese) e dell’Unione europea. A tal proposito, la Commissione europea sta facendo ulteriori pressioni al paese perchè dia informazioni su quando le misure di riforma strutturale si concretizzeranno sul serio, e andranno al di là di una semplice lettera di promesse.

“Abbiamo inviato un questionario a Roma”, ha detto Amadeu Altafaj, portavoce della Commissione, parlando ai giornalisti a Bruxelles. Altafaj ha aggiunto anche che la commissione aspetta che il ministro dell’economia Giulio Tremonti si presenti alla riunione dell’eurozona di stanotte per chiarire “come e quando le autorità Italiane intendono mettere in atto gli impegni contenuti nella lista esaustiva.

Il quadro al momento rimane confuso, ma l’opinione ormai dagli effetti ineluttabili e’ che l’attuale maggioranza PDL/Lega non sia in grado, anche perche’ non ha piu’ i numeri in Parlamento, di gestire la crisi e le rigide griglie imposte dall’Ue e dal Fmi, stabilite per rimetter l’Italia sulla strada della crescita e della stabilita’ di bilancio.

Rimangono indietro rispetto a Milano le principali Borse europee, che riducono comunque le perdite: Londra cede lo 0,41%, Francoforte fa -0,47%, Parigi cala dello 0,48%, anche Madrid arretra, mentre l’indice di riferimento del continente Eurostoxx 50 lascia sul campo lo 0,56%.

Il Vecchio Continente, oltre ad avere gli occhi puntati sull’Italia, monitora attentamente anche il caso Grecia: dopo un’ora di colloquio con il presidente della Repubblica, Karolos Papoulias, il premier socialista Georgos Papandreou e il leader del principale partito di opposizione di centrodestra (Nia Dimocratia), Antonis Samaras, hanno raggiunto l’accordo per la formazione di un governo di unità nazionale. Attesa per la nomina del nuovo premier, che guiderà le sorti di Atene.

In generale, la situazione è talmente grave che il G20 tenterà di riunirsi ancora, possibilmente prima di Natale, cercando di riuscire a raggiungere un accordo per salvare l’Europa. D’altronde, il G-20 che si è svolto a Cannes si è rivelato una delusione per i mercati: secondo le fonti, un piano per fornire un aiuto più incisivo a favore dei paesi alle prese con l’annoso problema dei debiti sovrani, Grecia in primis, si sarebbe sfaldato in quanto la Bundesbank tedesca avrebbe messo il veto su una disposizione.

Sul fronte valutario, l’euro scende nei confronti del dollaro a $1,3761 (-0,21%). La moneta unica guadagna ancora in modo sostenuto nei confronti del franco svizzero (+1,4%), a CHF 1,2371, e scende sullo yen dello 0,46%, a JPY 107,36.

Riguardo alle commodities, i futures sul petrolio salgono dello 0,72%, a $94,94 al barile, mentre le quotazioni dell’oro sono in rialzo dell’1,45%, a $1.781,60 l’oncia

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