NEW YORK (WSI) – Il video Contact Light che potete vedere qui sotto (meglio se a tutto schermo) ripercorre in tempo reale l’allunaggio di Apollo 11, di cui stasera si celebra il quarantacinquesimo anniversario. Se lo fate partire esattamente alle 22:03 italiane, potrete assistere allo sbarco sulla Luna meglio di quanto fu possibile allora, durante gli eventi: infatti non furono trasmesse immagini in diretta dal veicolo di allunaggio, ma la discesa fu ripresa su pellicola cinematografica 16mm, che rimase a bordo. Dopo il ritorno a Terra dell’Apollo 11, fu sviluppata e finalmente mostrata al mondo. In diretta, 45 anni fa, ci fu soltanto la voce degli astronauti, trasmessa via radio dalla Luna.
Inoltre la traduzione di allora della RAI, complice anche un segnale molto distorto, non fu delle migliori, e ci fu anche il famoso battibecco fra Tito Stagno e Ruggero Orlando per annunciare l’esatto momento di contatto con la superficie lunare; in questo video, invece, ci sono i sottotitoli in italiano che traducono integralmente quello che dissero gli astronauti e c’è l’indicazione della quota e della velocità. Se preferite la versione sottotitolata in inglese, è qui.
Altra chicca assente nella diretta di 45 anni fa: in Contact Light c’è incluso anche quello che si dissero privatamente i due astronauti durante l’allunaggio. Le loro parole furono infatti raccolte dal registratore di bordo.
Se siete assidui frequentatori di questo blog, sapete già che questo video fa parte del mio progetto Moonscape, che ricostruisce l’allunaggio e l’escursione lunare di Neil Armstrong e Buzz Aldrin. Moonscape esiste e continua a crescere soltanto grazie al vostro contributo di lavoro e di donazioni per acquistare i diritti e i riversamenti digitali diretti delle pellicole e delle fotografie di allora. Se volete saperne di più e/o collaborare, visitate Moonscape.info.
Per i curiosi: il video s’intitola Contact Light (spia di contatto) perché queste furono le primissime parole pronunciate sulla Luna (l’annuncio di Neil Armstrong “L’Aquila è atterrata” arrivò alcuni secondi dopo). Sotto le zampe del veicolo, infatti, c’erano delle sonde di contatto, lunghe circa 170 centimetri, e quando una di queste sonde entrava in contatto con il suolo si accendeva in cabina una spia etichettata appunto Contact light. Quando Buzz Aldrin vide accendersi la spia, lo annunciò via radio, per cui le prime parole pronunciate in contatto con la superficie lunare sono sue, non di Neil Armstrong.
Copyright © Il Disinformatico. All rights reserved
***
NEW YORK (WSI) – Un passo, solo un passo ed è cambiato il corso della storia. Perché l’uomo ha superato ogni confine conosciuto ed ha conquistato la Luna. È il 20 luglio del 1969, 45 anni fa Neil Armstrong scende la scaletta del modulo spaziale e lascia la sua impronta sul nostro satellite. L’emozione attraversa ogni angolo della Terra. L’Apollo 11 porta a termine la sua straodinaria missione, il traguardo è raggiunto.
L’anniversario
[ARTICLEIMAGE] Ancora oggi quel giorno d’estate è ricordato e celebrato in tutto il mondo. Sono le 4,56 minuti e 15 secondi del 21 luglio 1969 in Italia, le 22, 56 minuti e 15 secondi (east time) del 20 luglio negli Stati Uniti, quando il comandante della missione Apollo 11 imprime la sua orma sul nostro satellite. «Ora scendo. Sarà un piccolo passo per un uomo, ma un gigantesco passo per l’umanità» dice Neil Armstrong titubante sull’ultimo gradino della scaletta del Lem ‘Aquilà. Poi, finalmente, allunga la gamba e poggia il suo piede sinistro sulla gessosa superficie della Luna. Un passo, solo un passo. Ma che segna lo sbarco del primo uomo al mondo su un corpo extraterrestre. Con Armstrong, poco dopo, scende sulla Luna anche il suo compagno di ‘viaggiò Edwin Aldrin, detto ‘Buzz’, mentre in orbita intorno alla Luna, a bordo della capsula madre ‘Columbia’, resta ad aspettarli il terzo astronauta della Missione Apollo 11, Michael Collins, Mike per gli amici. Paradossalmente è l’unico così vicino, ma anche l’unico che non può vedere in diretta l’evento.
L’evento seguito dalla Terra
Sulla Terra milioni e milioni di persone sono incollati ai monitor delle Tv, nessuno vuole perdere l’appuntamento con il progresso. Da allora a oggi sono passati 45 anni, ma l’impronta impressa da Armstrong è ancora indelebile nella storia dell’umanità. Il viaggio verso la Luna è cominciato quattro giorni prima, il 16 luglio 1969, dalla base di lancio di Cape Canaveral, in Florida, quando il razzo Saturno V, alto 110 metri e pesante oltre 2.000 tonnellate, lascia la rampa 39A del Kennedy Space Center. E inizia la straordinaria avventura. Dopo Armstrong, dal Lem ‘Aquila’ anche Aldrin scende sulla Luna. Si guarda intorno e con la base Nasa commenta: «È una magnifica desolazione». Ora i due astronauti devono raccogliere campioni di roccia e scattare foto del nostro satellite. Per circa 2 ore e 30 non fanno altro.
Il ritorno
[ARTICLEIMAGE] A Terra riportano più di 21 chili di pietre lunari. Raccontano che muoversi sulla Luna è più facile di quanto avevano immaginato. Sulla Luna lasciano una targa: «Qui, uomini dal pianeta Terra posero piede sulla Luna per la prima volta, luglio 1969 d.C. Siamo venuti in pace, a nome di tutta l’umanità». Per il resto dei loro giorni i tre astronauti americani sono degli eroi, non solo negli Stati Uniti e non solo per le insegne della Nasa. Il 26 agosto 2012 Neil Armstrong muore a 82 anni, a piangerlo, a ricordarlo è ogni media e ogni cittadino di ogni Paese.
L’anniversario
Oggi, a 45 anni da quell’evento, la Nasa celebra l’anniversario della conquista della Luna dedicando sul suo sito istituzionale pagine cariche di foto, filmati dell’epoca e messaggi degli astronauti che stanno vivendo sulla Stazione Spaziale Internazionale. Anche l’amministratore della Nasa, Charles Bolden ricorda in un messaggio video quello straordinario 20 luglio 1969. «A 45 anni dalla missione Apollo 11, voglio ricordare e ringraziare ancora una volta Neil Armstrong, Edwin Aldrin e Michael Collins per aver regalato un sogno agli Stati Uniti» dice Bolden. «So bene, nessuno dimenticherà quel giorno» aggiunge l’amministratore della Nasa.
Nostalgia
Ma Bolden guarda già avanti. La Nasa punta a conquistare Marte, ma il sogno di mandare un equipaggio sul pianeta rosso è ancora lontano e tutti i Paesi tecnologicamente avanzati dovranno unire le forze. Intanto, oltre l’orbita terrestre, nelle profondità dello spazio, in questi ultimi decenni sonde mandate dalla Terra hanno visto da vicino Marte, Venere, Giove, Saturno e le sue lune. La sonda Voyager 1 ha superato i confini del Sistema Solare facendo sentire la sua presenza con segnali che arrivano dallo spazio interstellare. Anche dalla Terra, grazie ai potenti telescopi spaziali e terrestri gli scienziati riescono a esplorare l’Universo. A catturare immagini di altri sistemi planetari, di stelle arrivate dopo il Big Bang, allargando così i confini della conoscenza.
Con il primo avamposto umano nello spazio, con il lavoro sulla Stazione Spaziale Internazionale di decine e decine di astronauti americani, russi, europei fra cui molti italiani, giapponesi e canadesi, molti misteri sono stati svelati. Anche la Cina ha iniziato la sua corsa nello spazio e ora, decine di anni dopo la conquista della Luna da parte degli Usa, sta costruendo il suo «Palazzo del Paradiso», la stazione spaziale Tiangong 1. E anche l’India ha superato i confini della Terra, mandato una sonda nell’orbita lunare.