Circa un terzo dei gruppi industriali americani ed europei sono incorsi in frodi o altre irregolarità contabili, per un ammontare medio di perdite di 2,2 milioni di dollari. Lo rileva uno studio del ‘big’ della revisione contabile PricewaterhouseCoopers, secondo cui, inoltre, le società non fanno abbastanza per tutelarsi da questa eventualità.
Anzi, notano gli esperti di Pwc, “riscontriamo con sorpresa da parte delle aziende un relativo ottimismo sui reati contabili”. Guardando i dati per aree geografiche, il 36% delle 91 aziende Usa monitorate è risultato reo di reati contabili, per lo più sottrazione fondi e malversazione, mentre percentuali simili riguardano anche l’ Europa occidentale (34%) e l’ Europa orientale (37%).
La sottrazione di fondi, rileva inoltre lo studio, è stato il reato contabile più riscontrato (nel 60% dei casi), mentre l’ alterazione contabile, inclusi i ricavi gonfiati, ha fatto capolino in una azienda su dieci. Secondo il rapporto, inoltre, sebbene il 76% delle società statunitensi considerate avesse un’ assicurazione contro questa eventualità, meno della metà sono riuscite a recuperare le perdite legate ai misfatti contabili e la stima media di 2,2 milioni di dollari relativa alle perdite registrate “non è che la punta dell’ iceberg”.
Il settore bancario e assicurativo, secondo il rapporto, è quello che ha registrato il maggior numero di casi di frode che, oltretutto, hanno un impatto di lunga durata sui titoli dei gruppi in questione. Ancora, secondo il rapporto di Pwc, molti misfatti contabili non vengono rilevati, oppure passano sotto silenzio. Nessuna delle società intervistate in Russia, per esempio, ha dichiarato di aver mai sperimentato un reato contabile negli ultimi due anni.
A proposito dell’ Europa dell’ ovest, si segnala l’ aumento dei casi dichiarati: con il 34% interessato dai reati contro il 29% di due anni fa. “Ma questo non significa che il numero dei reati sia in crescendo – notano gli esperti di Pwc – quanto piuttosto l’ indirizzo verso una contabilità più trasparente”. Secondo i responsabili dell’ indagine, inoltre, “si riscontra una gran volontà di voler combattere il fenomeno”.
Per quanto riguarda le prospettive future, un terzo delle società intervistate ritiene che i reati economici aumenteranno nei prossimi cinque anni, contro il 24% sicuro invece che si sarà una diminuzione. Pricewaterhouse raccomanda da parte sua che, per prevenire le frodi, le società determinino rischi e vulnerabilità, predispongano piani preventivi e incoraggino gli impiegati a riferire dubbi e sospetti su operazioni e conti che ‘non tornano’.