Continua la tempesta intorno al primo ministro giapponese Shinzo Abe, sotto i riflettori della stampa per aver fatto una donazione a una controversa struttura educativa, accusata d’inculcare valori nazionalisti negli scolari.
Oggi il premier giapponese ha respinto ancora una volta le accuse, fatte sotto giuramento, del capo dell’ organizzazione scolastica in questione, Yasunori Kagoike, secondo cui il premier giapponese e sua moglie Akie avrebbero fatto una donazione di un milione di yen (9mila dollari) per la scuola, il cui terreno sarebbe stato acquistato dallo Stato a poco più di un decimo del valore (scatenando i sospetti di alte connivenze politiche).
La testimonianza di Kagoike è andata in diretta televisiva su tutti i principali network del paese. Immediata la difesa del premier.
“Non c’è nulla che somigli a una transazione da un milione di yen negli scambi (email)”, ha affermato Abe alla Dieta (Parlamento). “Io – ha ricordato – ho reso pubbliche tutte le email proprio per sfatare ogni dubbio”. Inoltre il premier ha accusato Kagoike di aver rivelato “solo parte delle informazioni” nella sua testimonianza.
La donazione sarebbe avvenuta nel settembre 2015, in una delle occasioni in cui la First Lady visitò un asilo della Moritomo Gakuen, Akie avrebbe allontanato il segretario per dargli la busta con l’equivalente di 8400 euro.
Riuscirà il governo Abe a restare i sella? “È improbabile che lo scandalo possa portare alle dimissioni di Abe, anche se il premier ne uscirà dalla storia con un forte calo di immagine” ha detto Tobias Harris, vice-presidente di Teneo Intelligence.
In sé la donazione di Abe non sembra essere illegale, ma il fatto che il capo del governo l’abbia più volte negata, potrebbe danneggiare la sua credibilità, in un paese nel quale la parola data è considerata sacra.