NEW YORK (WSI) – I giornali dicono che “Nomura” ha venduto i derivati tossici sul BTP a MontePaschi che tra il 2006 e oggi gli sono costati forse 5 miliardi, ma a Nomura non c’erano giapponesi, c’era il Ruggero Magnoni della dinastia dei Magnoni, quelli che l’anno scorso hanno fatto il buco a Sopaf: “La dinastia Magnoni rischia il crack. Holding Sopaf sull’orlo della bancarotta” e hanno avuto le mani in tutte le scalate e disastri Telecom-Hopa degli anni ’90 (“…Quando Roberto Colaninno amministratore delegato della Olivetti decide di dare l’assalto alla Telecom, al suo fianco sono come banchieri Ruggero Magnoni e Vittorio Pignatti Morano, i quali siedono al vertice della Lehman in Europa….)
Uno dei Magnoni era appunto il banchiere a Nomura di MPS e non solo gli tirava il pacco dei derivati sui BTP, ma si faceva finanziare la Sopaf appena finita in bancarotta l’anno scorso: “MPS prestava soldi alla Sopaf dei Magnoni” .
Ruggero Magnoni era il capo di Lehman Brothers in Italia e suo fratello Giorgio aveva messo in piedi l’Oak fund con base alle Cayman, alimentato da capitali di provenienza mai del tutto chiarita, che partecipò alla scalata a Telecom benedetta da Massimo D’Alema?
Quindi Ruggero Magnoni a Lehman gestiva per conto di Colannino e dell’amico Chicco Gnutti da Brescia quella che venne definita la madre di tutte le scalate,l’attacco alla Telecom da 100mila miliardi di lire come banchiere. E suo fratello maggiore Giorgio dall’altra sponda metteva su il veicolo in Cayman con cui scalavano, l’Oak Fund di cui ci sono stati rumors che nascondesse investitori targati ex-PCI.
Il Magnoni della Lehman era grande amico tra gli altri di Rodolfo De Benedetti, il figlio di Carlo che guida la holding di famiglia Cir si mise in testa di tentare la scalata addirittura alla Fiat, all’epoca piena di debiti con i bilanci in rosso.
Era della partita anche Colaninno, che è socio dei Magnoni nella Immsi, la holding quotata in Borsa del presidente di Piaggio e di Alitalia. Magnoni però non aveva fatto i conti con l’orgoglio degli Agnelli, che riuscirono a montare un’operazione di Borsa (finita al centro di un processo per aggiotaggio) per respingere ogni possibile scalata. Successivamente Ruggero Magnoni rimase ai vertici di Lehman fino al crac del 2008 rimettendoci 25 milioni investiti in azioni della banca fallita (Quella però “non è la parte preponderante del mio patrimonio”, si è lasciato sfuggire in un’intervista il manager).
Se provate a mettere in Google i nomi “Ruggero Magnoni” e “Giorgio Magnoni” vengono fuori le scalate Telecom, Omnitel, Colannino, Gnutti e si arriva fino a Sopaf e MontePaschi passando per altri intrecci e storie che non ho tempo di ricopiare ora. Della serie: dove passano i Magnoni poi non rimane più molto da mangiare.
– “Storia dei Magnoni, gli affari con Sindona, Berlusconi, DeBenedetti”.
– “Lehman, Colaninno e la Telecom: l’affare del secolo”.
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