Investire nel vino, non solo nei migliori Bordeaux ma anche nelle varieta’ piu’ economiche, puo’ essere la mossa vincente degli investitori, in particolare in tempi di crisi.
Secondo due economisti svizzeri infatti la bevanda ottenuta dalla fermentazione dell’uva ha offerto un rendimento piu’ alto e rischi piu’ bassi dell’indice azionario Russell 3000, sopratutto durante il rallentamento economico.
In uno studio dell’American Association of Wine Economists si nota come le vendite di vino abbiano totalizzato oltre $12 milioni nelle sole ultime due settimane.
Gli economisti Philippe Masset, della Hotel School di Losanna, e Jean-Philippe Weisskopf, dell’Universita’ di Friburgo, hanno guardato ai prezzi delle aste della Chicago Wine Company, prendendo in esame il periodo che va da gennaio 1996 al primo mese del 2009.
“Per riassumere in poche parole l’esito delle analisi, la presenza del vino in portafoglio, particolarmente per quanto riguarda i vini piu’ prestigiosi, aumenta il rendimento riducendo al contempo i rischi, in particolare proprio durante la crisi finanziaria”. Ma c’e’ dell’altro.
Cio’ risulta vero per tutti i modelli di portofaglio sia durante la fase rialzista che ribassista. Come a dire, la scelta piu’ conveniente per chi voglia provare l’ebrezza dei forti guadagni senza i rischi che comporta l’azionario.
La coppia di economisti ha raccolto i dati da 144 aste che hanno avuto un turnover superiore ai $237 milioni nell’arco di un periodo che e’ stato caratterizzato da almeno due boom e due recessioni importanti.
Masset e Weisskopf hanno creato un indice, il General Wine Index (GWI), e altri panieri misurati a seconda delle varie categorie di prezzi e regioni. Il GWI e il Russell 3000, che tiene conto della performance di 3000 titoli azionari americani, sono entrambi cresciuti di valore dal 1996 al 1998.
Ma quello che salta all’occhio maggiormente e’ che mentre il Russell 3000 ha subito un calo evidente tra il 2001 e il 2003, a causa della bolla di Internet, il GWI ha tenuto bene, continuando la sua corsa.
Insomma, sui prezzi del vino non hanno avuto un impatto ne’ la bolla di Internet, ne’ gli attacchi alle torri gemelle di New York e nemmeno l’azione di boicottaggio dei beni francesi dopo l’opposizione del governo transalpino all’invasione dell’Iraq nel 2003.