FRANCOFORTE (WSI) – In disaccordo su tutto, salvo sull’idea di andare verso una maggiore integrazione in Europa. Schaueble ha cercato di dettare l’agenda di riforme alla sua controparte, mentre Varoufakis ha chiesto più tempo per poter negoziare con i creditori europei.
L’idea del governo Tsipras è ottenere un prestito ponte fino alla fine di maggio, in modo da dare tempo alla Grecia perché possa firmare un nuovo contratto con l’Europa.
Dopo la mossa choc della Bce, che ha chiuso i rubinetti della liquidità alle banche elleniche, è andato in scena a Berlino il confronto tra i leader delle Finanze di Grecia e Germania.
Era la sfida che tutti si aspettavano in Europa e non ha deluso. Nella conferenza stampa, inziata con più di mezz’ora di ritardo, Wolfgang Schaeuble ha mostrato fin da subito il pugno duro, ricordando a Yanis Varoufakis l’agenda delle riforme di cui la Grecia ha bisogno.
Come osservano anche gli analisti di MPS “entrambi hanno sottolineato che non c’è accordo su nessun punto finora”. La Grecia ha ribadito la richiesta di un programma ponte di aiuti fino a fine maggio, mentre la Germania ha chiesto un’implementazione più veloce delle riforme.
Allo stesso tempo Varoufakis ha detto che i due hanno deciso di lavorare insieme per arrivare a un’intesa “tra partner che hanno lo stesso orientamento, verso una soluzione europea ai problemi europei”. “Non abbiamo parlato delle scadenze del debito, bensì abbiamo stabilito l’approccio da tenere per mettere fine a una crisi senza fine, che è iniziata in Grecia e si è diffusa altrove”.
“Il mio messaggio ai tedeschi è semplice: promuoveremo politiche che aiuteranno l’europeo medio. Ci impegniamo a dire le cose come stanno e portare avanti analisi e riforme macroeconoiche che funzionano”.
“Non abbiamo nemmeno avuto il tempo di giurare”, si è lamentato l’economista, chiedendo la materia prima più preziosa: il tempo. “Abbiamo bisogno di un prestito ponte che ci dia tempo di parlare con i nostri partner”.
Ma come osserva anche il banchiere privato Paolo Cardenà, “il perimetro entro il quale si insinua la trattativa della Grecia sulla rinegoziazione degli accordi sul debito presi con la troika dei creditori internazionale si è ristretto” dopo la decisione dell’istituto centrale di Francoforte di non accettare più titoli del debito pubblico greco come collaterale per i prestiti concessi alle banche elleniche.
All’inizio della conferenza stampa congiunta, inziata dopo le 13 con più di mezz’ora di ritardo, il ministro tedesco ha detto di essere favorevole all’idea del governo Syriza secondo cui i benestanti debbano pagare tasse più alte e che la corruzione debba essere combattuta con tutte le forze. La Germania si è anche offerta di inviare 500 agenti del fisco tedesco in Grecia per aiutarla a stanare gli evasori.
Varoufakis ha anche parlato della necessità di rispettare democrazia e sovranità nei singoli paesi dell’area euro, uno degli argomenti forti della campagna elettorale che ha permesso al partito di sinistra di guadagnare popolarità.
“L’Europa deve trovare un modo per mantenere le sue regole senza distruggere il fiore della democrazia con dichiarazioni come “le elezioni non cambiano nulla”. Nel caso greco, “non potremmo mai riprenderci se i ripagamenti del debito vengono messi davanti alla riforma dell’economia”.
Varoufakis, che ieri si è autoproclamato ministro delle Finanze di un paese fallito, è nella capitale tedesca per enunciare al governo di Angela Merkel la sua idea per ridurre l’enorme debito pubblico ellenico. La sfida tra le due scuole di pensiero è in tutti i modi stata offuscata dalla decisione drastica presa dalla Bce ieri notte di bloccare la liquidità alle banche elleniche.
Dopo che l’istituto centrale di Francoforte ha annunciato che nel concedere prestiti non accetterà più dalle banche i bond greci come collaterale, è salita la pressione su Atene.
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Anche se alle banche greche verrà garantita la liquidità necessaria tramite il fono di emergenza ELA, così facendo la Bce ha inflitto un duro colpo al governo Tsipras, riducendo all’indebitata Grecia il tempo a disposizione per trovare un piano di salvataggio. Dovendo fare più in fretta, il ministro delle Finanze Varoufakis dovrà rassegnarsi a concedere di più e accettare meno in cambio.
La Bce ha precisato che si è limitata a seguire le regole. Siccome il programma di aiuti esterni non potrà essere portato a conclusione, ha dovuto chiudere i rubinetti alle banche greche.
La mossa di Draghi si può interpretare come una tattica politica, ma sta già avendo un impatto sulla fiducia fragile che i mercati hanno in Atene e nella possibilità del governo anti austerity di raggiungere un’intesa con i creditori internazionali per alleggerire il peso del debito pubblico, pari al 175% del Pil.
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La Borsa di Atene cede il 9% circa, mentre le banche accusano un calo del 25% circa. Il rendimento sui decennali vola di un punto pieno, dal 10,01% all’11%.
Secondo Jim Rickards, chief global strategist di West Shore Funds, gli investitori non hanno nulla di che temere, dal momento che l’area euro ha chiarito più volte che non vuole che la Grecia esca dall’unione monetaria.
Non è la prima volta che la Bce cerca di usare i mezzi a sua disposizione per influenzare le decisioni politiche dei singoli governi dell’area euro. Lo ha fatto a Cipro nel 2013, in Italia e Spagna nel 2011 e in Irlanda un anno prima.
Tra le fonti:
(DaC)