Roma – Scontrini detraibili dalle tasse. C’è chi a favore perché fa emergere il nero ma avverte che senza tracciabilità e controlli “rischiano di trasformare 50 milioni di contribuenti in evasori” (Enrico Roversi, commercialista, revisore legale e professore a Firenze).
C’è chi, invece è contrario e basta perché “si rischia di ridurre la base imponibile, quindi di ottenere un risultato opposto, anzi una tassa sul risparmio (Antonio Fezzi, commercialista milanese).
Il Parlamento è per l’introduzione della nuova norma, il Governo no, ma il provvedimento, accolto nella delega fiscale, sarà votato in Aula (è calendarizzata già da domani) riveduto e corretto. L’emendamento del relatore di maggioranza Giuliano Barbolini (Pd) serve, nelle intenzioni, a far emergere l’evasione fiscale imputabile al “nero” attraverso l’introduzione del “contrasto di interessi” fra i contribuenti.
In sostanza: se io ho la possibilità di scaricare tutte le spese, dall’idraulico al macellaio, è mio preciso interesse che tutto venga fatturato. Il contrasto di interessi realizza così l’obiettivo di funzionare da antitodo all’evasione fiscale.
Questo in linea di principio. Secondo i funzionari del Tesoro, le evidenze empiriche dimostrano che non è così. Il sottosegretario all’Economia Vieri Ceriani resta nettamente contrario “perché le situazioni di deducibilità o di detraibilità di spese già previste si sono rivelate fallimentari sia dal punto di vista dei risultati della lotta all’evasione che dal punto di vista del bilancio dello Stato”. Gli offre man forte il presidente della Cgia di Mestre Bortolussi, autore tra l’altro del libro “Evasori d’Italia.”
Due conti in proposito non guastano. Prendiamo per esempio le deduzioni fiscali previste per l’edilizia dal governo Prodi nel ’98. Secondo i calcoli di Bortolussi, queste deduzioni sono “costate all’erario 2,4 miliardi di euro l’anno”. In termini d mancato gettito. Spiega Bortolussi che “la relazione tecnica ci dice che l’introduzione delle detrazioni Irpef, ovvero di un meccanismo che a tutti gli effetti rientra nel cosiddetto contrasto di interessi, nel 2011 ha riguardato circa 8,4 miliardi di spese annue e grazie allo sconto fiscale i risparmi per i cittadini sono stati di circa 3 miliardi di euro all’anno.
Nel contempo, facendo emergere una gran parte del nero che si annida nell’edilizia, questi 3 miliardi di sconto dovrebbero essere recuperati grazie al gettito sulle transazioni emerse – continua la Cgia – in realtà, si stima un recupero di soli 627,3 milioni di euro, per cui la misura costa alle casse dello Stato 2,4 miliardi”.
Date le premesse, il Governo, che aveva già bocciato la proposta una volta, ha preteso dei correttivi, delle delimitazioni che potranno essere valutate meglio solo una volta applicate. Nella nuova versione si delega l’esecutivo a “emanare disposizioni per l’attuazione di misure finalizzate al contrasto di interessi fra contribuenti, selettivo e con particolare riguardo alle aree maggiormente esposte al mancato rispetto dell’obbligazione tributaria, definendo attraverso i decreti legislativi le più opportune fasi applicative e le eventuali misure di copertura finanziaria”.
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