Rompere l’oligopolio delle tre sorelle anglosassioni del rating: questa la missione che l’agenzia di rating tedesca Scope ha ribadito in un’intervista a La Stampa nella quale il Ceo, Torsten Hinrichs, ha spiegato cosa contraddistingue la sua dalle grosse concorrenti, Fitch, Moody’s e Standard & Poor’s. Cambiano alcuni parametri di valutazione, cambiano i costi per le aziende, non cambia la prospettiva internazionale e comprensiva di tutte le classi di asset, necessaria per essere davvero tenuta in considerazione da parte degli investitori.
“Sia gli emittenti che gli investitori cercano una prospettiva sul Credit Risk che sia meno anglosassone, ma tenga conto delle particolarità del mercato europeo”, spiega il Ceo di Scope andando poi a snocciolare quello che le differenzia tecnicamente dalle Big Three: “Ci concentriamo molto sulla previsione di come si svilupperà in futuro la solidità finanziaria di un’impresa” e “trattiamo gli accantonamenti per le prestazioni pensionistiche in modo diverso dalle agenzie americane”; infine, “valutiamo la liquidità nei bilanci in modo diverso: se un’azienda ha una riserva di liquidità, siamo pronti a valutarla positivamente, mentre le agenzie americane lo tengono scarsamente in considerazione nei financial ratios”.
Un fatto quest’ultimo che potrebbe offrir miglior figura alle aziende europee visto che “le riserve di liquidità sono molto più comuni”. Un altro punto sul quale Scope può allettare le società europee riguarda le tariffe, che sono estranee “all’oligopolio esistente” che “poteva per così dire imporre i prezzi che voleva, visto che non c’erano alternative”, dice Hinrichs.
In Italia Scope ha già pubblicato i rating di Intesa San Paolo (A-, sul debito a medio lungo termine) e Unicredit (BBB+).