La scuola italiana incassa a malapena una sufficienza, anche se ci sono delle variazioni significative tra i diversi livelli di istruzione. È questo, in estrema sintesi il giudizio che esce dal report Fragiltalia Il sistema scolastico italiano, che è stato elaborato dall’AreaStudi Legacoop e Ipsos, grazie ad un sondaggio effettuato su un campione rappresentativo della popolazione.
Le interviste effettuate hanno permesso di mettere in evidenza quale sia la percezione della scuola italiana da parte delle famiglie, che ne hanno messo in evidenza le priorità ma hanno anche criticato i programmi di studio troppo teorici. Tra le esigenze che sono sentite ci sono programmi più orientati alla conoscenza e alla padronanza del mondo digitale e delle materie, che possano sviluppare le competenze green dei più giovani. E che siano in grado di favorire l’apertura verso le lingue straniere e l’estero.
Scuola, il grado di soddisfazione delle famiglie
Nel momento in cui le famiglie devono dare una valutazione del sistema scolastico italiano il voto è poco superiore alla sufficienza: siamo su un 6,3. Sono state registrate delle variazioni significative tra i vari livelli di istruzione: l’Università riceve il voto più alto, incassando un 6,7. Segue a ruota la scuola dell’infanzia che si ferma ad un 6,5. Subito dopo ci sono:
- le scuole elementari: 6,4;
- gli asili nido: 6,3;
- le scuole superiori: 6,2;
- le scuole medie: 6.
L’istruzione media e superiore occupano i due posti più in basso della classica, mettendo in evidenza come le maggiori criticità registrate siano legate molto strettamente al rapporto tra scuola e lavoro.
Le principali carenze riscontrate
Le famiglie puntano il dito anche sulle carenze riscontrate nel mondo della scuola. I programmi di studio sono ritenuti obsoleti e troppo teorici dal 48% degli intervistati (la percentuale sale al 52% nel Nord Est, anche se è in diminuzione di quattro punti percentuali rispetto al 2022). Tra i problemi messi in evidenza ci sono anche:
- la scarsa motivazione dei docenti (45%, con 5 punti in meno);
- l’edilizia scolastica (44%, 3 punti in meno);
- le dotazioni tecnologiche inadeguate (38%).
Da notare un dato risulta essere in controtendenza: la scarsa preparazione dei docenti, percepita dal 39% delle famiglie intervistate. In questo caso è stato registrato un aumento di tre punti percentuali rispetto alla precedente rilevazione.
Uno dei nodi che preoccupa maggiormente le famiglie è strettamente legato al mondo del lavoro: molti giudizi critici si focalizzano proprio sulla scarsa capacità di fornire le competenze adeguate a rispondere alle richieste del mondo del lavoro. Un leggero miglioramento, però, è stato registrato per quanto riguarda le competenze digitali, per le quali sembra migliorata la capacità formativa. Ad ostacolare lo sviluppo delle competenze digitali è prima di tutto la carenza di laboratori (41%) e le inadeguatezze delle strutture (32%). Ma anche la scarsa preparazione dei docenti (31%).
Scuola: i contesti geografici
Dove si trovano le migliori scuole in Italia. Secondo il 64% delle persone intervistate sono al Nord, mentre il 5% ritiene che siano nel Sud del paese, mentre il 31% non ci sono delle sostanziali differenze.
Per il 40% degli intervistati le scuole migliori sono nelle grandi città, mentre il 20% opta per la provincia.
Rapporto scuola-lavoro
L’indagine, inoltre, si è soffermata sui percorsi formativi che offrono le migliori opportunità per trovare lavoro. Quelli che permettono di avere maggiori chance per trovare un impiego sono l’informatica e le telecomunicazioni (39%) seguite dai sanitari e da quelli elettronici ed elettrotecnici, che sono a pari merito al 28%. Per il 26% buone possibilità possono essere garantite dal percorso meccanica, meccatronica ed energia.
In fondo alla classifica ci sono gli indirizzi artistico e musicale, umanistico ed educativo.
Una delle soluzioni proposte per migliorare l’ingresso nel mondo del lavoro – almeno per gli studenti che frequentano la scuola superiore – sono gli scambi culturali con le altre scuole dell’Unione europea (per il 68% degli intervistati). Può servire inoltre:
- prevedere corsi specifici per l’accesso al lavoro (68%);
- effettuare delle presentazioni aziendali all’interno degli istituti scolastici (57%).
Per chi frequenta l’Università, risulta utile per accedere al mondo del lavoro:
- svolgere un periodo di studio all’estero (54%);
- usufruire di presentazioni aziendali all’interno degli atenei (47%);
- svolgere un tirocinio obbligatorio (46%).
Alla vigilia del nuovo anno scolastico abbiamo raccolto le opinioni delle italiane e degli italiani sul sistema educativo italiano – spiega Simone Gamberini, Presidente di Legacoop -. E il risultato ottenuto è appena sufficiente (voto medio 6,3). Emerge un quadro che indica la rapida evoluzione delle percezioni delle famiglie che identificano in modo chiaro le priorità: nei programmi orientati alla conoscenza e padronanza dei contenuti dell’industria del digitale (informatica e comunicazione), nelle materie che sviluppano competenze “green” (ambiente, sostenibilità, efficienza energetica) e favoriscono l’apertura verso l’estero e le lingue. Le critiche, invece, sono rivolte principalmente ai programmi di studio troppo teorici se non obsoleti, la scarsa motivazione e preparazione dei docenti verso questi stessi temi, le dotazioni tecnologiche inadeguate, le differenze qualitative tra Nord e Sud. Riteniamo che questi temi debbano essere messi al centro delle decisioni strategiche per la gestione dei fondi del PNRR, investendo in modo coerente e mirato le risorse perché nessuna energia di questo paese possa essere sprecata o dispersa, intraprendendo anche un’azione più coraggiosa e ambiziosa, in linea con il Green Comp dell’Unione Europea, per favorire l’acquisizione di nuove competenze riferite alla transizione verde e digitale, che sappiano rispondere al bisogno immediato di nuove professionalità qualificate da immettere nel mondo del lavoro.