Economia

Scuola, quanto sono istruiti i giovani oggi?

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Mancano pochi giorni all’inizio delle scuole. E si riaccende il dibattito sulla scuola italiana e sull’istruzione dei giovani, costretti a fare i conti con un mercato del lavoro sempre più difficile. Analizziamo come sta andando la scuola italiana.

Gli investimenti in istruzione

Secondo il Rapporto “Il Mondo in una classe. Un’indagine sul pluralismo culturale nelle scuole italiane”, diffuso oggi da Save the Children, in Italia la spesa pubblica in istruzione è pari solo al 4,1% del Pil: decisamente inferiore alla media europea del 4,8%. Da noi inoltre mancano servizi essenziali come asili nido, mense e tempo pieno. Secondo i dati relativi all’anno scolastico 2021-2022, solo il 38,06% delle classi della scuola primaria è a tempo pieno e poco più della metà degli alunni della primaria frequenta la mensa scolastica.

A ciò si aggiunge un divario tra nord e sud Italia in termini di offerta di nidi e altri servizi per la prima infanzia.

Gli studenti italiani

Complice il calo demografico e l’invecchiamento della popolazione, gli studenti italiani stanno diminuendo e i minori stranieri stanno aumentando: sono ormai il 10,6% degli iscritti alle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie.

L’istruzione dei giovani di oggi

I giovani italiani hanno ancora un basso livello d’istruzione: secondo i dati Eurostat del 2021, l’Italia è penultima in Europa per quota di giovani di 25-34 anni con un titolo di studio di livello terziario (università o diploma presso istituti tecnici superiori), con una quota del 28,3%, contro una media europea del 41,2%.

Vi sono anche coloro che invece non finiscono gli studi, dando luogo alla dispersione scolastica. Da noi è superiore alla media europea: 11,5% contro il 9,6% nel 2022. A questi giovani “persi” va aggiunti poi un ulteriore 8,7% di studenti in condizione di dispersione implicita, ossia coloro che terminano il ciclo di studi scolastico senza possedere le competenze di base necessarie: sono in aumento rispetto al 7,5% del 2019, stando ai dati Invalsi del 2023.

Gli studenti figli di immigrati registrano maggiore dispersione scolastica e ritardi nell’anno scolastico, oltre che competenze inferiori in italiano, matematica e inglese. L’11% degli studenti senza cittadinanza italiana ha interrotto la scuola per almeno 6 mesi, contro il 5,9% degli italiani. Gli stranieri con ritardi nell’anno scolastico 2021/2022 erano il 25,4%, contro l’8,1% dei cittadini italiani. Un divario che si amplia nella scuola secondaria di II grado: 48,4% contro 16,3%. Inoltre, i problema della dispersione scolastica (esplicita e implicita) è stato accentuato dalla pandemia.

Le competenze dei giovani

Le competenze degli studenti sono misurate dalle prove Invalsi del 2023, che hanno coinvolto oltre 12 mila scuole per un totale di oltre 2,5 milioni di allievi delle scuole primarie e secondarie. I risultati sono sconfortanti e mostrano un indebolimento in tutte le discipline in tutte le classi. Segnaliamo in particolare che il 49% degli studenti delle scuole superiori non ha raggiunto almeno il livello base in italiano (contro il 46% del 2019). In matematica, il 50% degli studenti non ha raggiunto il livello base. In inglese, il 54% degli studenti ha raggiunto il livello B2 nella prova di lettura, mentre il 41% ha raggiunto il livello B2 nella prova di ascolto.

Una volta usciti dalla scuola, i giovani sperimentano il divario tra le competenze che hanno acquisito e quelle richieste dalle imprese: si parla pertanto di skill mismatch (disallineamento tra formazione universitaria, titoli di studio e competenze richieste dal mercato del lavoro). Un problema che preoccupa il 55% dei giovani, secondo la ricerca “Universitari e mondo del lavoro”, condotta da Gi Group e Tutored. Le imprese dal canto loro lamentano che la scuola non prepara i giovani al mondo del lavoro e il 46% di esse fatica a trovare personale con le competenze che gli occorrono, comportando una  perdita di valore aggiunto pari a 38 miliardi di euro all’anno per le aziende.