ROMA (WSI) – L’eventuale realizzazione dello scenario Grexit e il ritorno alla dracma da parte di Atene avrebbe conseguenze disastrose e risultati tragici. E’ quanto ritiene Goldman Sachs.
“Una transizione dall’euro a una nuova valuta nazionale non è un compito chiaro né per la Grecia né per l’Europa – ha scritto Goldman in una nota – La Grecia non può semplicemente reintrodurre una moneta nazionale”. La banca, nella nota riportata da Cnbc, ammette che di fatto uno scenario “Grexit” è diventato più probabile. “La probabilità di un incidente è ancora presente”, scrive Goldman.
“Ma se la Grecia seguirà la linea di Medea al fine di opporsi all’odiata austerità e ai programmi di riforma, la sua economia potrebbe far fronte a una tragedia simile a quella raccontata da Euripide, in cui il marito infedele viene lasciato in preda al dolore”.
Il riferimento è a una delle rappresentazioni mitologiche greche più note e fa riferimento alla decisione di Giasone, marito di Medea, di accettare la proposta di Creonte, re di Corinto, che vuole dargli in soposa la figlia Glauce. Giasone accetta e abbandona Medea, che per vendetta uccide con del veleno la giovane Glauce, il padre Creonte e per far soffrire Giasone, finisce con l’uccidere anche i loro figli. Da segnalare che in greco Medea significa “astuzia, scaltrezza”.
Secondo Goldman, anche se le trattative con i creditori dovessero fallire e la Grecia decidesse di uscire dall’euro e di non onorare i debiti, le sue passività non potrebbero essere facilmente convertite in dracma. “Gli arretrati dovrebbero essere ripagati prima che la Grecia possa avere la possibilità di riaccedere ai mercati finanziari” e ad Atene non verrebbe consentito di “emettere una valuta scambiata a livello globale”.
I prestiti ricevuti con gli accordi di bailout – che ammontano a un valore di 200 miliardi di euro circa, pari a 2/3 circa del debito greco – sono d’altronde trattati esteri con altri governi, con scadenze fino a 30 anni. E, ancora, un valore di 66 miliardi di euro circa di questi debiti è stato emesso in base alla normativa straniera.
” Sarebbe difficile convincere gli stessi greci a detenere dracma”, precisa il colosso Usa, precisando che il governo potrebbe pagare i suoi dipendenti, pensionati e fornitori in dracma, ma poi la valuta non potrebbe essere utilizzata per acquistare beni e gli esportatori non vorrebbero essere pagati in dracma”.
Secondo Goldman, “l’economia rimarrebbe largamente azzerara, ma senza la risorsa naturale della liquidità in euro”.
Per non parlare poi di un altro problema. Tornare alla dracma implicherebbe che la Grecia paghasse per stampare una nuova moneta.
Dove troverebbe i fondi per farlo? Basti pensare che negli Stati Uniti, stando ai dati della Zecca, il costo è stato pari, nel 2014, a $0,0166-$0,0895 per singola moneta, mentre per le banconote, la Federal Reserve ha stimato un costo di $0,049-$0,123 per ciascuna banconota, nel 2015.
E di quante banconote e monetine la Grecia avrebbe bisogno? Stando alla Bce, in tutta l’Eurozona, nel mese di gennaio, ci sono state più di 17 miliardi di banconote e quasi 111 miliardi di monete in circolazione. (Lna)
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